di Salvatore Martino

Avere appreso dalla stampa locale, la notizia della chiusura del Convento delle Suore Clarisse dell’area urbana di Rossano, di cui tanto si sta parlando in questi giorni, costituisce certamente un altro segno evidente del cambiamento che sta subendo la Chiesa in questi ultimi tempi così segnati dalla complessità.

Infatti, non era una notizia come tante altre, non era un ufficio o un esercizio pubblico che terminava il suo corso. Forse, per la storia che ci sta dietro, per il ruolo che, nel tempo, le Clarisse hanno svolto, per il legame forte che hanno tessuto con il territorio, la notizia andava veicolata e consegnata alla comunità locale prima attraverso altre vie, senza, ovviamente, volere escludere il servizio importante della stampa. Comunque, senza voler fare polemica, e senza entrare nel merito della vicenda, bisogna ammettere che con la chiusura di questo convento sparisce un pezzo di Chiesa, e con esso, una idea di Chiesa, un segno di spiritualità importante, unico nel suo genere, non fosse altro che, per il fatto di essere stato, per lungo tempo, l’unico convento di Clarisse dell’Italia Meridionale. La Chiesa e la comunità locale perdono molto, perdono una traccia importante, un luogo che, nel corso dei secoli, è stato segno di rinuncia al mondo, di preghiera, di raccoglimento, di silenzio, di solidarietà, e di servizio non solo alla Chiesa locale ma anche a quella universale.

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