di Francesco Campise *
Il terrorismo continua a rappresentare una delle sfide più gravi e persistenti della nostra epoca. Ogni attacco, con il suo carico di vittime innocenti e la diffusione del terrore, ci dimostra quanto sia fragile la normalità a cui ci affidiamo ogni giorno.
Si tratta di un fenomeno su scala globale, che non riconosce confini geografici, differenze culturali o credi religiosi, nutrendosi di odio, fanatismo e intolleranza, e presentando la violenza come una causa legittima. Il terrorismo mira sempre a uno scopo preciso che sia di natura politica, religiosa o ideologica. Tuttavia, il mezzo attraverso cui si esprime resta sempre lo stesso: il terrore. Attaccando civili indifesi, diffondendo insicurezza e colpendo simboli e principi fondamentali, l’obiettivo è quello di destabilizzare le società e seminare il disordine. Si tratta di una forma di espressione che nega il dialogo, rifiuta ogni mediazione e punta a imporre con la forza una visione unilaterale, annullando ogni possibilità di confronto civile. Limitarsi a trattare il terrorismo come un problema esclusivamente legato alla sicurezza è riduttivo. È indispensabile analizzarne le radici più profonde, capire cosa spinga certe ideologie a trascinare con sé, spesso fino all'estremo, soprattutto giovani. Dietro ogni individuo radicalizzato si nasconde spesso una condizione fatta di isolamento sociale, malessere personale, indottrinamento e fanatismo cresciuto in contesti chiusi e ostili. Indagare questi processi non significa in alcun modo giustificarli, ma piuttosto agire in modo concreto per fermare la radicalizzazione sul nascere. Oggi è fondamentale promuovere una cultura del pensiero critico, adottare politiche di inclusione autentica e costruire una cooperazione internazionale che vada oltre gli interessi contingenti. È indispensabile saper difendere i valori fondamentali della libertà, della giustizia e della convivenza civile senza cedere al terrore o al desiderio di vendetta. Rispondere all’odio con altro odio significa solo alimentare ciò che si cerca di estinguere. Il terrorismo ci insegna che la pace non è un punto di partenza, ma un obiettivo da raggiungere giorno dopo giorno. Siamo noi a dover scegliere: possiamo affrontare questa sfida con razionalità, responsabilità e compassione, oppure lasciare che la paura prenda il sopravvento. Riflettere su questo argomento non è soltanto opportuno, ma necessario. In gioco non c’è solo la nostra incolumità, ma il modello di società che vogliamo costruire per le generazioni future.
*Studente