di Giuseppe Sammarro *
Caro direttore per un attimo immagino di essere seduto ad un tavolo di un elegante caffè nella striscia di Gaza dove, per incanto, non ci sono macerie, distruzione di ogni genere, bambini massacrati e mamme disperate senza il conforto del pianto con gli occhi da troppo tempo prosciugati da ogni linfa vitale.
Negozi eleganti, palazzi e grattacieli di acciaio e vetro si specchiano in un mare tinto di rosso di un tramonto struggente unico in questo angolo del mediterraneo, un attimo di panico però mi assalisce “non sarà il sangue dei bambini di un tempo?” Ma no, mi tranquillizza il vociare gioioso di altri bambini si abbronzati e ben nutriti, ma diversi di quelli di prima che sono della mia razza bianca. Chiedo all’elegante signore che sorseggia, placido e tranquillo il caffè, nel girarsi lo riconosco sembra Benjamin Netanyahu, ma mi sbaglio lui condannato per crimini di guerra starà marcendo in galera. Scusi ma cosa è avvenuto? Dove sono i soldati, i bombardamenti, le macerie, i Palestinesi? Tutto risolto tutto è stato riportato al suo ordine naturale, caro signore si goda le sue vacanze in sicurezza, lei si trova nella grande Israele.
Mi riportano alla realtà le immagini che scorrono sullo schermo delle atrocità che Netanyahu e il suo governo infliggono ad un popolo inerte che ha trasformato il diritto sacrosanto di Israele alla sua sicurezza in una strategia di potere che si fa vendetta su un intero popolo che muore due volte sotto i continui e indiscriminati bombardamenti, e se possibile, ancora più ripugnante la fame nel disinteresse, non solo dei potenti che governano il mondo, ma anche di una opinione pubblica piegata su se stessa dove il silenzio diventa complicità. Io non voglio nel mio piccolo e difronte alla mia coscienza essere tra quelli che guardano dall’alta parte, tra quelli che “tacciono”. Conosco bene la storia delle persecuzioni degli Ebrei da parte dei nazi-fascisti per potere affermare che la Shoah non fu solo l’orrore di regimi criminali, ma anche e soprattutto per il silenzio che la rese applicabile. Milioni di persone in Germania e in Italia videro e alcuni collaborarono, così come milioni tacquero, mentre un intero popolo veniva sterminato. Il popolo di Benjamin Netanyahu che pretende di volere difendere quello che sta facendo al popolo Palestinese, non è difesa ma lo sterminio strategico e crudele di innocenti, tra cui i bambini, ridotti cinicamente ad “effetti collaterali”, seppelliti vivi, lasciati senza acqua, senza rifugi senza sogni. Lo stesso nome dato all’operazione militare in corso “Carri di Gedeone” è pura blasfemia, se è vero che nella Bibbia Gedeone è stato mandato dal Dio degli eserciti a salvare il suo popolo con umanità, giustizia e umiltà. Quello che sta avvenendo non corrisponde al dettato di Dio se si semina terrore e si calpesta l’umanità in nome della vendetta, per questo non si può evocare il sacro per giustificare l’empio. Dice di combattere “Hamas” ma colpisce ospedali, rade al suolo interi quartieri. Parla di pace e costruisce muri e campi di concentramento, facendo della paura e dell’odio una politica di occupazione. Non si può continuamente invocare la memoria dell’Olocausto rimpiangere i morti del passato e ignorare i morti del presente. Per questo il dolore dei Palestinesi è il nostro dolore. Chi oggi tace domani non potrà dire non sapevo, non c’ero.
* Cittadino ed ex rappresentante sindacale della Cgil