di Giacinto De Pasquale
Ieri, ultima domenica di maggio, di questo 2025 un altro pezzo della mia storia di vita quotidiana è andato vita. Infatti, prematuramente, ci ha lasciati Salvatore Oliverio.
Uomo perbene, marito generoso, padre esemplare, ma per me: amico vero e calciatore che ha riempito la mia gioventù. Negli anni a cavallo tra il 1960 e 1970 prima con i “Lupetti Scalesi” e poi con il “Gs Corigliano Stazione” con “Salvatorino” ho vissuto momenti indimenticabili che l’usura del tempo non potrà cancellare mai. A lui mi legava una forte amicizia che aveva avuto inizio con le nostre rispettive famiglie. Negli anni 60 quando lo Scalo di Corigliano contava poco più di 600 abitanti, l’Albergo De Pasquale e la rivendita di tabacchi di Francesco “Ciccio” Oliverio, attività che erano ubicate una di fronte all’altra, erano punti di autentica agorà per gli scalesi. Quanti cari ricordi serbo dentro di me del caro Ciccio Oliverio. Uomo dalla corporatura possente, dentro quel corpo aveva un animo sensibile, un altruismo e una generosità commoventi. Uomo dalla battuta sempre pronta, accoglieva tutti in quel suo locale dove valeva davvero la pena fermarsi per scambiare quattro chiacchiere. Erano gli anni delle sigarette che si vendevano sfuse, e di quelle che venivano create dai fumatori con cartine e tabacco. Io assaporavo quegli odori e quei momenti, perché la mia cara e povera Mamma mi mandava da “compa” Ciccio per punizione. E’ si dovevo stare li ad “aiutare” Oliverio perché troppo irrequieto, sfuggivo al suo controllo. Che bei momenti, li ricordo con tanta nostalgia. Ed è stato proprio in quei momenti che ho stretto una grande amicizia con Salvatore. Otto anni più grande di me, ci accumunava la grande passione per il calcio. Lui riusciva a riunire attorno a sé i pochi giovani dello Scalo, ma alla fine il risultato lo otteneva, perché per volontà di mio padre Francesco, dei fratelli Capalbo, dell’ing. Franco Labonia, di don Flaminio Ruffo e pochi altri riuscì a mettere su la formazione dei Lupetti Scalesi che poi si trasformerà nel Gs Corigliano Stazione. Siano tra la metà degli anni 60 e la prima metà degli anni 70. Salvatore, proprio per questo suo carisma nonché per le sue caratteristiche tecniche svolgeva il ruolo di libero, nonché di capitano. Ci siamo voluti davvero bene. Nel recentissimo passato lo incontravo lungo le strade dello Scalo per la sua passeggiatina quotidiana e con il suo immancabile quotidiano sportivo sotto il braccio. Più volte ci eravamo ripromessi di vederci per raccontarci e ricordarci di quegli anni fantastici, ma soprattutto dei tanti momenti felici vissuti tra le nostre due famiglie. Purtroppo non è andata così. La vita non è eterna. Purtroppo prima o poi tutti dobbiamo fare i conti con la perdita, con il lutto, con la morte, con la cessazione di questa vita terrena, sperando che, dopo aver chiuso gli occhi, ci sia un’altra vita ad aspettarci. Per chi resta tanto dolore, tanta devastazione, tanta tristezza. Caro Salvatore, un amico è per sempre e tu per me lo sei sempre stato, oggi più che mai. Oggi che non possiamo più vederci, oggi che non potrò più ascoltare i tuoi cari e puntuali ricordi, oggi che le nostre vite avevano ormai spiccato il volo ma che non ci eravamo mai persi! Sarai per sempre mio amico perché una parte di te sarà sempre con me ed è proprio questo che mi fa sperare che andrà tutto meglio, che un giorno ci ritroveremo e che io nel frattempo dovrò ricordare tutto quello che abbiamo fatto insieme: sorridere, divertirmi, vivere! Sai, amico mio, non pensavo che mi avresti lasciato così presto. Qualche mese fa ho scritto un articolo che avrei dovuto pubblicare su una rivista, ma che ancora conservo nel pc. Un articolo dove tu, insieme ad altri, ovviamente, sei protagonista. È il ricordo di una domenica particolare quella che porta la data dell’8 luglio 1973, che ha avuto come teatro il campo sportivo “Tonino Sosto” di località Villaggio Frassa. Lo spareggio per il campionato di terza categoria di calcio “Lupi contro Polli”. Questo articolo, caro Salvatore, te lo prometto nei prossimi giorni lo pubblicherò e lo dedicherò a te perché sei stato un essere speciale. Caro amico mio, questo dolore che mi assale, questo senso di vuoto che mi fa pesare ancora di più la tua assenza, va superato. Tutto ciò lo auguro alla tua cara famiglia a tua moglie Isabella ed ai tuoi figli Paola e Francesco. Chiudo dedicandoti una poesia del grande Sergéj Esénin dal titolo “La poesia d’addio” - «Arrivederci, amico mio, arrivederci. Mio caro, sei nel mio cuore. Questa partenza predestinata Promette che ci incontreremo ancora. Arrivederci, amico mio, senza mano, senza parola Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli. In questa vita, morire non è una novità, ma, di certo, non lo è nemmeno vivere. »