A Novembre del 1943, ad autunno inoltrato, ormai tutta la 5ª Armata americana e l'8ªarmata inglese del generale Montgomery erano ormai transitate da Corigliano, per attestarsi sul fronte della linea Gustav.
Io avevo appena dieci anni ma fui testimone di un evento bellico storico di grande rilevanza in quanto assistetti al transito innocuo dei tedeschi in ritirata ed al passaggio di tutti i contingenti alleati che dalla Sicilia, dove avevano affrontato aspri scontri con le truppe dell’Asse, si apprestavano a raggiungere il nuovo fronte creato dai tedeschi sulla linea Ortona Montecassino. Per fortuna la Calabria non fu teatro di guerra, ma solo zona di transito sia per i tedeschi che non fecero in tempo a far saltare i ponti già minati, sia per gli anglo americani che non dovettero affrontare scontri e perdite di vite umani. Ma chi se ne giovò di più fummo noi calabresi ed io in particolare che abitavo sulla strada statale 106 a godermi lo spettacolo. A fine novembre, dicevamo, il transito dei mezzi corazzati e degli autocarri era andato gradualmente riducendosi fino a rare camionette della retroguardia. Gli "opulenti" americani erano ormai tutti passati. Le truppe inglesi non disponevano dell'abbondanza americana ma da ogni soldato trapelava il "gentleman". In una serata piovosa due camionette inglesi si erano fermate davanti a casa nostra con l'intento di accamparsi per la notte. Ma allestire la tenda sotto la pioggia non faceva presagire una notte piacevole. Un nostro conoscente che aveva le chiavi di un appartamentino vuoto, al nostro pianerottolo, offrì loro la possibilità di passare la notte all'asciutto. Mio cugino Giulio, studente d'Ingegneria, proprio quel giorno era nostro ospite. Aveva frequentato il primo anno di ingegneria a Roma, ma ora Roma era dall’altra parte del fronte e, quindi, dovette ripiegare su Palermo. E siccome tra i due esami di lingue obbligatori l’inglese era ormai consentito, non sembrò vero di poter scambiare due parole in inglese, lingua che stava preparando per gli esami universitari. Pregò mio padre di invitarli. E mio padre, ancor più felice di Giulio, li invitò a bere un bicchiere da noi. Accettarono di buon grado, e gradirono moltissimo quel generoso vino passito prodotto nel paese albanese di provenienza dei miei genitori, un vero nettare, che mio padre gli mesceva copiosamente. E in cambio loro offrirono cioccolata e sigarette Senior Service, confezionate in elegantissimi pacchetti di cartone rigido che fecero la gioia di mio padre dopo la lunga astinenza di guerra. E non vi dico quella cioccolata con quanta gioia fu accettata da noi bambini che de tre anni non ne avevamo più assaggiata. E potemmo toccare con mano quegli elmetti a forma di piatti da minestra che erano stati tanto ridicolizzati dai nostri giornali umoristici, ma che, in fondo, poi, tanto ridicoli non erano.
Giulio era alle stelle, perchè, oltre ad esercitarsi un po' nella lingua inglese, ebbe occasione di sondare i loro umori in chiave di principi di democrazia. E Giulio ci tradusse che loro ammiravano Churchill ma che, a guerra finita, avrebbe dovuto cedere il posto ad altro avversario, tanto per confermare la regola del ricambio e dell’alternanza che sono il sale della democrazia. E infatti alle prime elezioni del dopoguerra, il pur riconosciuto e acclamato vincitore della guerra dovette cedere il posto al laburista Attlee che, di meriti non ne vantava alcuno, tranne quello di aver atteso la stanchezza dovuta alla noia di essere grati a chi… aveva salvato l’Inghilterra. Fu per me la prima vera "lezione" di democrazia.
Ernesto SCURA