Categoria: Società
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Fonte: www.corrieredellacalabria.it

di Pablo Petrasso

Le segnalazioni si moltiplicano. Anzi, si tratta di «contestazioni» che riguardano il «servizio mensa a degenti recentemente affidato a una nuova aggiudicataria».

 Il nodo riguarda l’Asp di Cosenza e, in particolare, l’ospedale Spoke di Castrovillari. Una comunicazione dello scorso 27 luglio, con tre allegati: una lettera di Contestazione alla ditta che si occupa del servizio «da parte del Dmo (Direzione medica ospedaliera, ndr) dell’ospedale Spoke di Castrovillari»; una «lettera di “segnalazione sulla qualità del pasto” da parte del Dmo dell’ospedale Spoke di Castrovillari; un’altra comunicazione dell’Uoc Forniture servizi e logistica con una richiesta di informazioni sul contratto Servizio Mensa. 

«Prosciutto dall’aspetto inquietante»

Procediamo con ordine. La prima segnalazione sulla qualità del pasto risale al 14 luglio scorso. Nella lettera inviata al commissario straordinario dell’Asp Antonello Graziano e al direttore sanitario Martino Rizzo, è una sorta di sequel delle puntate precedenti. «A distanza di alcune settimane – si legge nella comunicazione del dirigente della Dmo Raffaele Cirone – dall’ultima nostra comunicazione in materia di ristorazione ospedaliera, continuano a pervenire segnalazioni e reclami dalle degenze. Alcuni infermieri non hanno esitato a inviarci immagini con segnalazione di cibo (in questo caso prosciutto) dall’aspetto inquietante». Cirone continua e spiega che «alcuni coordinatori delle équipe di assistenza ci dicono che la distribuzione dei parti è divenuta un momento molto difficile della giornata, mentre qualcuno di loro riferisce che, in mancanza di cambiamenti significativi, vi sarà il rischio di rifiuto generalizzato del cibo da parte dei malati. Poiché tali segnalazioni arrivano da più parti, riteniamo siano segno di un problema concerto la cui soluzione non è più rinviabile». 

«Cibo scaduto a Castrovillari»

Undici giorni dopo, ancora da Castrovillari, questa volta a firma del direttore Dmo Greco, arriva una nuova «contestazione» alla ditta. Il 25 luglio, «in orario pomeridiano – riporta la lettera – nel corso della distribuzione del vitto, è stato segnalato da degenti e operatori dell’Uoc di Cardiologia – con attestazione anche fotografica – che il primo piatto di passato di verdura con riso risultava con data di produzione 21 luglio e data di scadenza 24 luglio. Questo ha provocato contestazioni e malumore tra i degenti che hanno, ovviamente, rifiutato di assumere il pasto. Numerose sono state, a oggi, le segnalazioni in merito a disservizi della ditta, tutte trasmesse alla stessa e alla direzione generale». Il manager, nell’occasione, «chiede che vengano applicate le sanzioni previste dal capitolato vigente». 

Caos nelle mense. Lavorano ditte che non dovrebbero prestare servizio

Come se non bastasse, accanto alle contestazioni sulla qualità del cibo ne compare una che si sposa alla perfezione con i tanti paradossi burocratici della galassia sanitaria in Calabria. Anche se, di recente, il fornitore è cambiato dopo una gara attesa per 15 anni, in alcune strutture – in nome del caos che regna sovrano – operano, all’insaputa del management, ditte alle quali il servizio di refezione era stato assegnato in via temporanea. E che hanno continuato a svolgerlo anche dopo lo svolgimento nuova gara, sostanzialmente senza alcun titolo se non una consuetudine peraltro ben remunerata. In una nota del 18 luglio, infatti, dall’Ufficio Forniture servizi e logistica che «solo per caso fortuito questo ufficio ha avuto notizia dell’avvenuta aggiudicazione e subentro» di una nuova società «nel servizio di erogazione mensa e degenti». Un caso incomprensibile, se non fosse che la Calabria ci ha, purtroppo, abituato a certe anomalie. Tant’è che il manager, nella missiva, si dà una spiegazione e ricorda che la precedente ditta «non copriva tutte le strutture aziendali e pertanto è verosimile, come effettivamente è, che alcune strutture non siano annoverate tra quelle cui erogare il servizio, che continua a essere erogato dai precedenti affidatari, probabilmente a costi maggiori rispetto a quelli ricavati dalla recente aggiudicazione». Oltre a preoccuparsi della qualità del cibo, dunque, l’Asp dovrà cercare di capire chi offra effettivamente il servizio ai degenti «poiché si è appurato che ancora alcune strutture siano servite da precedenti fornitori che non dovrebbero più essere operativi, ma che evitano l’interruzione del servizio agli utenti». I controlli sono stati richiesti nei reparti di Dialisi di Cosenza, San Marco Argentano, Amante, Lungro e Praia a Mare, nel Capt di Mormanno e nell’Hospice di Cassano allo Jonio. Un tentativo per mettere ordine nel caso che va avanti indisturbato da 15 anni.