Fonte: www.cosenzachannel.it

Questa mattina sabato 6 agosto apertura al culto della chiesa Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime. Attesi migliaia di fedeli.

1944. Bisogna tonare indietro di 78 anni per comprendere il significato che avrà la giornata di domani per i fedeli. Migliaia i pellegrini attesi alla Villa della Gioia di Paravati quando a partire dalle 10 inizierà la liturgia di dedicazione della chiesa che sarà finalmente aperta al culto e alla preghiera. Una chiesa, così come l’intera Villa della Gioia, che nascono dalla volontà di mamma Natuzza e in particolare da un’apparizione della Madonna. E qui torniamo al 1944, era il 17 gennaio. Natuzza si era sposata da poco con Pasquale Nicolace e viveva in un’umile casa. Proprio qui vide la Vergine Maria: «Come vi ricevo in questa casa brutta?» – aveva detto la mistica. La Madonna le rispose: «Non ti preoccupare, anche nella casa brutta possiamo venire, ma ci sarà una nuova casa, una chiesa, dedicata al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime e una casa per alleviare le necessità di giovani, di anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno».  La prima pietra della nuova chiesa fu posata nel 2002, successivamente un lungo stop a causa di dissidi tra Fondazione e Chiesa. L’edificio è composto da quattro cappelle a forma circolare ed è capace di ospitare al suo interno circa tremila persone con una piazza antistante a forma di cuore, che può contenere diecimila pellegrini, a rappresentare il grande cuore della Madonna che si offre come rifugio per tutte le anime. Nata da un’umile famiglia, Fortunata Evolo si sposò giovanissima ed ebbe cinque figli. Natuzza era una donna dal carisma fuori dal comune. Apriva la porta di casa e accoglieva nella sua dimora centinaia e centinaia di persone che a lei si rivolgevano per un consiglio, una preghiera, una parola di conforto. Con la stessa umiltà accolse anche le stigmate. Aveva solo dieci anni. Ancora bambina, cominciò a patire per piccole lesioni, fori nei polsi e ai piedi che apparivano spontaneamente senza causa naturale. Un segreto tenuto per sé, confessato solo al nonno, che curava le ferite. Con il tempo, le lesioni si estesero interessando la zona delle costole e della spalla destra. Per le Sacre scritture, quelle erano le aree delle piaghe di Gesù. Durante la sua vita avrebbe avuto apparizioni e colloqui con Gesù, la Madonna, gli angeli, i defunti e avrebbe avuto il dono della bilocazione. Morì nel giorno di Ognissanti, l’1 novembre del 2009 all’età di 85 anni.  A fine 2014 il vescovo Luigi Renzo, ex titolare della diocesi di Mileto, dopo aver aperto l’inchiesta diocesana, ha presentato la pratica alla Congregazione delle Cause dei Santi per le fasi successive nell’iter di beatificazione. Nel novembre 2018 Papa Francesco ha autorizzato l’avvio del processo di beatificazione. Il 6 aprile 2019 nella spianata della Villa della Gioia a Paravati, dopo una solenne concelebrazione, con l’insediamento del tribunale diocesano si è ufficialmente aperto il processo di beatificazione. Entrò nella storia l’intervista rilasciata al giornalista Rai Pino Nano, il 27 febbraio 1989. Qui Natuzza raccontò la sua fede, le sofferenze patite dal suo corpo, la scelta di non ricevere nessuno – la gente iniziò a frequentare la sua casa per un consiglio, una richiesta d’aiuto o una preghiera fin dal 1937 – nella Settimana di Pasqua, perché diceva «non vedo l’Angelo e non vedo i morti e alle persone un consiglio non glielo posso dare». Un fiume di gente che tuttavia non la disturbava: «Gli voglio bene, specie ai giovani». Molti di loro incontravano la mistica in momenti di grande difficoltà, deviati dalle droghe. Tanti facevano ritorno pieni di gioia, in una “veste nuova”: «Contentissimi di essere usciti da questo pericolo grande».

Crediti