“Le mafie ai tempi dei social” è stato l’interessante e attuale tema affrontato nella due giorni di confronto organizzato a Roma dalla Fondazione Magna Grecia.

E’ stato un momento di dibattito e di ascolto che ha fatto registrare la presenza di autorevolissimi rappresentanti istituzionali, tra questi il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, il prof. Antonio Nicaso della Queen’s University, il comandante del Ros dei Carabinieri Pasquale Angelosanto, il Comandante Scico Guardia di Finanza Alessandro Barbera e Antonello Colosimo Consigliere della Corte dei Conti e già vice alto Comissario vicario per la lotta alla contraffazione. Colosimo, professionista abbastanza legato con la città di Corigliano-Rossano, nel suo intervento ha posto l’accento su alcuni aspetti molto interessanti, attuali e di conseguenza pericolosi riguardanti proprio la potenza criminale che rappresenta internet per le organizzazioni mafiose.  “Noi oggi – ha affermato il consigliere Colosimo - abbiamo approfondito con un’alta qualità di presenze professionali tecniche e anche di carattere sociologico, un tema assolutamente contemporaneo, vorrei dire di urgenza straordinaria e cioè non soltanto il rafforzamento, la diffusione e l'estensione della criminalità organizzata in tutte le forme, quali sono mafia, ndrangheta, sacra corona unita, camorra, eccetera, ma l'essersi trasformata, nemmeno più in colletti bianchi, ma in veri e propri organismi finanziari, societari e cooperativi. Organismi – ha proseguito Colosimo -che macinano profitti straordinari, non tracciabili, ben raccolti e tra l'altro tutti quanti puliti, perché sono oggetto di un riciclaggio intelligente. Come si è avuto modo di far emergere nel corso del convegno, tutti gli strumenti informatici sono come il coltello senza manico. A seconda da dove lo prendi ti puoi tagliare o puoi uccidere, ed è quello che stanno facendo le organizzazioni criminali, le quali  utilizzano gli stessi strumenti che noi abbiamo avviato e attivato per far progredire la società per trasformare in beni leciti attività illecite”.

 

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