di Franco Oranges

Don Antonio, negli oltre 4 lustri di ministero a Corigliano e anche dopo la sua elevazione alla dignità episcopale, ha amato Corigliano-Rossano. A questa nostra città, che lo accolse negli anni ’60 giovane sacerdote e dalla quale partì, nel 1989 da Vescovo di Locri-Gerace, lo legava un vincolo indissolubilmente forte e si può dire, senza tema di smentita, che il suo cuore, fino alla fine, ha pulsato per essa. Era l’Amicizia, quella evangelica e quella umana, il valore nobile e caro che ha caratterizzato il suo ministero sacerdotale ed episcopale nonché quello di uomo.

 Un valore che, dal giorno della sua dipartita, è divenuto eredità di quanti ebbero il privilegio, la grazia e la fortuna di conoscerlo. E tra questi emerge, senza dubbio, la persona del rag. Francesco Trebisonda, manager AON, che a don Antonio era fortemente legato. Ed è con Lui e per Lui che, agli inizi degli anni ’90 iniziò l’avventura, oggi divenuta tradizione radicata, di “una conviviale in montagna”. Francesco Trebisonda, da allora e puntualmente, coadiuvato e condiviso dalla consorte Veronica, per Don Antonio, invitava amici comuni, parenti, autorità civili e militari, facendo gustare, nella splendida cornice della nostra montagna, le prelibatezze della nostra nobile terra, in un clima di amicizia, cordialità e sincerità. Don Antonio ci ha lasciati il 1 aprile 2017, improvvisamente … ma Francesco, obbediente e credente al richiamo di Gesù e alla Dottrina della Chiesa, che escludono che la morte sia la fine dell’Uomo, ha continuato e continua quella “tradizione” che oggi organizza, seppur con nostalgica emozione, in memoria dell’amico Presule. E questo, certamente, gli fa grande onore perché, come ebbi a dire in altra occasione, …l’amore è l’anima e l’anima non muore… Anche quest’anno, quindi, ieri, 30 agosto, Don Antonio è stato ricordato a Piana Caruso nel corso di una concelebrazione eucaristica presieduta da un altro “suo amico e alunno”, P. Francesco Trebisonda, nostro concittadino, da poco chiamato alla missione di Correttore della Provincia Monastica di Calabria, Puglia e Messico e alla quale hanno preso parte don Pietro Groccia, legatissimo al Vescovo, P. Giovanni Cozzolino, parroco di S. Francesco, don Giovanni Scarpino, Cancelliere della Curia catanzarese, don Massimo Cardamone, già suo segretario particolare a Catanzaro, don Gaetano Federico, Vicario Foraneo. E’ toccato a quest’ultimo, all’inizio della Messa, porgere il saluto del Vescovo Diocesano mons. Satriano e a sottolineare il dato che l’evento dimostra che la memoria di Ciliberti è ancora viva tra tanti e tra noi. Poi p. Trebisonda nell’omelia ha tratteggiato la sua esperienza con Ciliberti a Catanzaro ricordandone la saggezza, la cultura e la preparazione. Presenti alla funzione, la sorella Teresa e i nipoti Antonella e Vincenzo che, al termine della celebrazione, ha sentitamente ringraziato Francesco Trebisonda, la moglie e quanti erano presenti. E gli è piaciuto leggere un messaggio dell’illustre zio che, in sintesi, diceva così: “…ho fatto del bene a tutti, indistintamente, senza chiedere ideologie o religioni, anche a chi si professava nemico e avversario…”. Ed è, certamente, nel nome di quel bene seminato quand’era in vita che Chevalier fa ancora memoria collettiva di chi ha tanto amato, sorriso, educato, insegnato, nel nome di quel Cristo che non ci ha promesso nulla se non l’Eternità … a cui don Antonio già appartiene.

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