Si è tenuta domenica scorsa la cerimonia di intitolazione di una via adiacente il Santuario a Sant’Angelo d’Acri.

L’iniziativa è stata voluta da due devoti al santo acrese che sono di Corigliano : Francesco e Luca Antonio. Infatti sono stati costoro, padre e figlio, che hanno fatto realizzare una targa che ha impresso il volto del santo e la scritta “Piazza Sant’Angelo d’Acri”. Per la circostanza i due devoti coriglianesi hanno organizzato un pullman che ha portato nella città silana una quarantina di fedeli. Prima della cerimonia dello scoprimento della targa i fedeli hanno assistito alla Santa Messa celebrata nel Santuario dal padre guardiano, padre Francesco Donato. Nel corso della celebrazione liturgica padre Francesco ha voluto ringraziare pubblicamente Francesco e Luca Antonio, di cui il primo è originario di Acri anche se oggi vive a Corigliano, ed ha sottolineato come è di piccoli gesti che la fede ha bisogno, soprattutto in questa nostra società che, purtroppo, tende a non avere più la fede necessaria, quella fede che, invece, era incarnata da Sant’Angelo d’Acri.

Dopo la Santa Messa, alla presenza di tanti fedeli, dell’assessore del comune di Acri, Maria Mascitti, di padre Francesco e dei due devoti accompagnati dalla rispettive famiglie, si è svolta la sobria ma significativa cerimonia dello scoprimento della targa, che da domenica scorsa fa bella mostra di se su uno dei muri perimetrali del maestoso e splendido santuario acrese. Il più giovane dei due devoti, Luca Antonio, al termine della cerimonia ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione di questo piccolo ma significativo gesto di fede e di devozione nei confronti del Santo calabrese.   “Questo grande e umile frate cappuccino – ha detto Luca Antonio - deve essere per tutti noi insegnamento, perché è vissuto in una grande austerità e semplicità.  Di questo Santo, tra le tante cose, vi è questa frase che è tra le più ricordate: “È una grande grazia e una grande gloria essere cappuccini e veri figli di San Francesco. Ma bisogna conoscere e portare sempre con noi cinque gemme preziose: austerità, semplicità, esatta osservanza delle Costituzioni e della serafica Regola, innocenza di vita e carità inesauribile”. Austerità e povertà formavano infatti l’abito interiore ed esteriore di Angelo d’Acri, anche quando fu chiamato a ricoprire la carica più alta tra i suoi confratelli, quella di ministro provinciale, espressione di semplicità santa e povertà lieta nello spirito francescano e nel carisma cappuccino. In conclusione - ha affermato ancora Luca Antonio -  dico che in una fase così difficile per il nostro Paese voglia Sant’Angelo vegliare su tutti noi e ci dia la forza, la solidarietà, la salute e l’amore tra tutti noi”.

 

 

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