L’elezione del nuovo sindaco del neo-costituito comune di Corigliano-Rossano è prioritariamente il precipitato di inadeguatezza delle passate gestioni amministrative che hanno accentuato e realizzato la voglia di cambiamento delle popolazioni.

Ma è anche il prodotto della storia della fusione tra i comuni di Corigliano-Rossano che ha visto protagonisti il notabilato locale ed i livelli istituzionali preposti, Regione ed ex comuni di Corigliano e Rossano. Il percorso è stato aperto dal Referendum popolare calato dall’alto da autorità oracolari che tanto si sono spesi circa la convenienza della fusione tra i due comuni, decisa d’imperio senza il dibattito e l’approfondimento necessari per rendere edotti i cittadini su ciò che si andava a realizzare e stimolarli ad una maggiore partecipazione, privo di uno studio di fattibilità così per come richiesto dalle norme sulle fusioni. Ne è scaturito un voto poco partecipato dalle popolazioni delle due comunità, espresso non tanto sul merito del quesito referendario, mai sufficientemente spiegato, quanto sull’influenza di altri fattori difficilmente collegabili alla questione, non ultimo tra questi l’ostilità verso amministrazioni in carica incapaci ed arenate nella totale inconcludenza operativa e decisionale. Sicché, oscurato il quesito da una corretta informazione da politici protesi al governo della nuova città e gruppi interessati alla fusione, tra cambio di regole a referendum in corso, astensione e indifferenza, è stato agevole raccogliere il risultato referendario e pervenire alla istituzione del Comune di Corigliano-Rossano con legge regionale n. 2 del 2 febbraio 2018, la quale deprivata di ogni impegno finanziario sottrae la Regione a precisi obblighi di costituzione per legge, lasciando alle popolazioni interessate il fardello dei costi. Uno scudo di legalità compiacente nella forma, ma neutrale e indifferente nella sostanza, cioè sotto il profilo finanziario. Un potere decidente, quale quello regionale, che se intende essere accolto deve essere partecipante, convinto ed adempiente. Sta di fatto che quando è stato possibile realizzare una più serena riflessione ed elaborazione della vicenda, il candidato sindaco autore della proposta di legge regionale sulle fusioni e istitutiva del nuovo Comune, che immaginava di aggiungere al risultato referendario un plebiscito sulla sua persona, è stato sonoramente ridimensionato dall’elettorato e relegato all’opposizione del nuovo Consiglio comunale. Giacché, i cittadini interrogati nella consultazione per il rinnovo del Consiglio comunale hanno inteso inviare l’inequivocabile messaggio al proponente ed ai gruppi corporativi interessati ad acquisire il risultato della fusione e l’istituzione del nuovo Comune, che l’elezione del nuovo sindaco non avrebbe significato “delegazione di poteri” in bianco, ma designazione di capacità da esercitare finalmente in modo partecipato con appassionata dedizione alla causa, con senso di responsabilità e lungimiranza di decisioni da assumere con ponderazione ed equilibrio, senza superficialità e nell’esclusivo interesse dei cittadini. E’ innegabile che nella scelta del nuovo sindaco ha pesato il modo approssimativo e precipitoso con il quale si è spinto verso la fusione. Obiettivo che si poteva raggiungere ugualmente nel rispetto dei tempi, dei modi e delle procedure che ne avrebbero certificato la validità e la vantaggiosità del processo di fusione, così da poter convincere, semmai, altri cittadini dubbiosi o non abbastanza persuasi. Il valore educativo della vicenda elettorale impone al nuovo sindaco condotte ed azioni secondo una rinnovata etica della rappresentatività, la quale significa rispetto delle regole, anche per una corretta realizzazione della fusione rispetto al “passato” delle popolazioni interessate che rimane “presente”, poiché la nuova città è principio ideale della storia dei comuni di Corigliano e Rossano. In tale prospettiva è stato sicuramente un errore fare svolgere la seduta di insediamento del neo-eletto Consiglio nella sala consiliare dell’ex Comune di Rossano, in contrasto con la normativa che regola la materia. La critica che si intende porre non è tanto per evidenziare illegittimità, ma per stigmatizzare una decisione influenzata da localismi che creano distacco invece che integrazione, al quale bisogna lavorare per non fare perdere la speranza nelle aspettative che sono più importanti del presente e dei fatti contingenti. A tal proposito è d’uopo ricordare che L’art. 3 comma 7 della L.R. n. 2/2018, istitutiva del nuovo comune, recita: “In assenza di uno Statuto provvisorio, fino alla data di entrata in vigore dello Statuto e del Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale del nuovo Comune si applicano le disposizioni dello Statuto e del Regolamento di funzionamento del Consiglio comunale del Comune di maggiore dimensione demografica tra quelli estinti”. Così anche l’art. 19 del Regolamento del Consiglio e delle commissioni consiliari ribadisce altresì che: “le riunioni del Consiglio si svolgono nell’apposita sala del Consiglio comunale prestabilita”. Fino a prova contraria, lo Statuto dell’ex Comune di Corigliano Calabro era ancora vigente il 2 luglio u.s., così come anche il Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale. La stessa L.R., n. 2/2018, inoltre, all’art. 4 comma 3, stabilisce per il futuro, che: “La sede del Comune di Corigliano-Rossano è individuata in un’area compresa tra la zona Insiti sud e l’area a cavallo del Torrente Cino a saldatura del territorio urbano per favorire la concentrazione degli uffici pubblici”. Sarebbe bastato volgere uno sguardo al territorio, dunque, per capire che poteva essere individuata una soluzione quantomeno di neutralità per lo svolgimento della prima seduta del nuovo Consiglio comunale di Corigliano-Rossano, se proprio si doveva andare in deroga allo Statuto ed al Regolamento del Comune di Corigliano, che la L.R. 2/2018 individua come capofila, in quanto demograficamente più grande. Ad esempio si sarebbe potuto utilizzare il Castello Ducale, recuperato alla fruizione popolare con una pregiata opera di restauro, che si staglia imponente a testimonianza del nostro passato, un passato che è una ricchezza del Comune unico di Corigliano-Rossano che insieme ad altre vestigia architettoniche, di storia, di arte e di costume, potranno portare alla promozione e alla valorizzazione dell’intero territorio, un valido collante di integrazione paritaria e rispettosa di entrambe le realtà originarie. E’ opportuno porre in essere atteggiamenti virtuosi e più attenti verso le due realtà, tali da evitare fraintendimenti che possono essere forieri di improbabili deviazioni dal percorso comune, poiché considerate le poco lineari modalità con cui è stato avviato il processo di fusione, non è stato ancora del tutto accettato dalle popolazioni delle due comunità.

Antonio Gorgoglione (Segretario cittadino del PRC circolo di Corigliano)

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