La soppressione del presidio di Giustizia Rossanese, con l’accorpamento al Tribunale di Castrovillari, ha prodotto, tra l’altro, anche effetti indiretti, di cui non si è ancora adeguatamente parlato e che meritano viceversa più attenzione.

La riforma della geografia geografica Giustizia, che ha in sostanza archiviato il principio della <prossimità della Giurisdizione>, rendendo per una larga parte della popolazione difficoltoso se non impossibile l’accesso al servizio Giustizia, ha di già manifestato il fallimento nei suoi dichiarati iniziali obiettivi, della efficientazione della giustizia e della riduzione della spesa, aggravando i tempi di definizione dei giudizi e della stessa spesa, ancorché, quest’ultima, poco trasparentemente e tenuta riservata. Le prime obiezioni, già abbondantemente denunziate circa il mancato conseguimento delle finalità ispiratrice della stessa riforma, appaiono evidenti quanto alla soppressione del Tribunale di Rossano, posto che, per un verso, i tempi di definizione degli affari giudiziari con l’accorpamento a quel di Castrovillari si sono ulteriormente allungati, e per alcune cause sono divenute inarrivabili; e, per altro verso, i costi solo apparentemente ridotti nel bilacio del Ministero della Giustizia sono viceversa aumentati, se si considera il costo dei viaggi quotidiani al Tribunale di Castrovillari da parte delle Forze dell’Ordine di Corigliano Rossano e degli altri comuni dell’ex circondario giudiziario di Rossano, diversamente contabilizzati sui bilanci del Ministero della Difesa e dell’Interno, di cui si tace! Si è anche posto l’attenzione ai disagi causati dalla soppressione del Tribunale di Rossano alla comunità dell’ex circondario e ancor più per non aver considerato l’importanza della presenza del presidio di giustizia per la lotta alla criminalità organizzata,presente in questa realtà, aspetti che andrebbero maggiormente rivalutati in considerazione della carenza di infrastrutture e di mezzi di trasporti pubblici, perché rende difficoltoso l’accesso al presidio accorpante; mentre la chiusura di un tribunale suona nell’immaginario collettivo come l’arretramento dello Stato nel contrasto alla criminalità. In una terra, come quella del sud d’Italia, anche la chiusura di un qualsiasi ufficio pubblico, causa sfiducia e allontana i cittadini dallo Stato, comportando altresì una perdita economica dell’indotto, con ripercussioni negative su una realtà già difficile di suo. Ma ciò che fin qui non è stato ben attenzionato sono gli effetti che potremmo definire <invisibili>, perché non considerati e che ancora non hanno trovato posto nell’agenda sociale delle problematiche, da affrontare in sede sindacale e politica. Si tratta delle ripercussioni sui dipendenti dell’ex Tribunale di Rossano, che sono costretti a recarsi tutti i giorni lavorativi presso il Tribunale di Castrovillari, e non tanto per il disagio in sé, quanto soprattutto per l’involuzione economica subita dagli stessi. Conseguito il diritto al lavoro, con l’ingresso nella P.A. alle dipendenze del Ministero della Giustizia, assegnati ed impegnati presso il Tribunale di Rossano, qui hanno fondato la loro vita, costituendo il proprio nucleo familiare, sostenuto dall’unico reddito lavorativo che oggi vedono significativamente compromesso. Lo stipendio medio dei dipendenti è di circa 1.300 euro, per raggiungere ogni giorno il posto di lavoro spendono circa € 300,00 al mese, anche di più se devono far uso del mezzo personale e ciò accade quando sono impegnati in attività di assistenza in udienza oltre le ore 14,30, orario dell’unica corsa del servizio trasporto di ritorno a mezzo Pullman utilizzabile. Costo di cui non è previsto il rimborso. Lo stipendio, decurtato del costo viaggi per raggiungere il posto di lavoro e dalle spese necessarie ( luce, gas etc.) non garantisce più agli stessi dipendenti di poter adeguatamente far fronte ai loro bisogni e a quelli delle rispettive famiglie, tanto più considerato il costo oggi della vita. Una siffatta riforma, che non ha tenuto conto di tali gravose ripercussioni, ha precarizzato la condizione economica di circa cinquanta ex dipendenti del tribunale di Rossano, rendendo anche problematico far fronte agli obblighi nei confronti delle rispettive famiglie e prole. In sostanza, lo stipendio così compresso <non garantisce più una esistenza dignitosa>, nonostante l’importanza del servizio reso in favore della Pubblica Amministrazione, configurandosi nella vicenda anche la violazione di precetto costituzione che all’art.36 stabilisce <ogni lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa>. La <questione Tribunale> sarà attenzionata dalla prossima Amministrazione Comunale, sia per sanare il vulnus subito e sia per rispondere alle esigenze della nuova realtà Corigliano-Rossano, a fronte delle quali lo Stato ha il dovere istituzionale, nei confronti della terza città della Calabria e con la più grande estensionale territoriale in ambito regionale, di garantire un tale Presidio di Giustizia. La coalizione Civico-Popolare ha posto la questione Tribunale in agenda tra le priorità programmatiche e ha inteso costituirsi come <Comitato permanente pro-tribunale>. Il candidato a sindaco dr. Luigi Promenzio, nel ringraziare il Gav per l’attività che sta svolgendo, ha già pubblicamente manifestato un tale impegno, dichiarando che proporrà tra i primi atti del prossimo Consiglio Comunale l’approvazione di deliberazione a sostegno dell’istituzione del Presidio di Giustizia nell’ambito territoriale della nuova città Corigliano-Rossano.

Civico e Popolare per Gino Promenzio sindaco città Corigliano-Rossano

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