Foto: Ettore Jorio

Fonte: Il Quotidiano del Sud prima pagina del 19.10.2017

Domenica 22 ottobre sarà una data da ricordare, sia fuori che dentro la nostra regione. In campo, due tipologie di referendum, di cui uno vede coinvolte due importanti regioni, la Lombardia e il Veneto, e l'altro due prestigiosi comuni, Corigliano e Rossano.

Dalle loro parti (il lombardo/ veneto), la tornata referendaria è passata quasi in sordina, nonostante i grandi interessi politico-istituzionali in gioco. Dalle nostre, ci sono due fazioni in gioco e tanto chiasso, certamente non utile a fare comprendere bene ai cittadini il perché dell'iniziativa aggregativa. Da entrambi gli esperimenti referendari emergeranno alcuni elementi di seria valutazione. Dai primi, riferiti ai referendum cui sono chiamati i cittadini veneti e lombardi, verrà verosimilmente fuori la volontà dei medesimi di attrarre in capo alle loro rispettive Regioni più poteri legislativi. L'attrazione riguarda soprattutto le materie riservate sino ad oggi alla legislazione concorrente (per esempio, la tutela della salute, l'istruzione, il governo del territorio, il coordinamento della finanza pubblica e il sistema tributario, ecc.). Sarà il pass per fare ameno dei principi fondamentali fissati dallo Stato a garanzia dell'unità economica e giuridica della Repubblica. Insomma, i due referendum rappresentano la rivendicazione delle due regioni di una maggiore autonomia da tutto il resto del Paese. Da quella parte della nazione che ha contribuito da oltre un secolo a fornire loro quella manodopera senza la quale non avrebbero raggiunto il loro attuale livello di benessere. In buona sintesi, la Lombardia e il Veneto con la imminente consultazione referendaria, dall'esito favorevole scontato, hanno intenzione di recuperare una potestas contrattuale diretta, e dunque non più mediata attraverso lo Stato, con i distretti di Londra e di oltre Oceano, con i quali intrattenere rapporti funzionali a generare una crescente ricchezza sociale e un maggiore benessere per il loro sistema produttivo. Una tale situazione genererà, ovviamente, non poche difficoltà alle politiche produttive nazionali. Determinerà, ancora, una sorta di concorrenza sleale tra il soddisfacimento dell'interesse statale e quelli regionali che andranno, per loro conto, finanche a confliggere reciprocamente nella più generale logica delle regole del mercato. Un risultato che potrebbe animare gli animi a tal punto da riportare a memoria antichi umori secessionisti, del tipo quelli che si stanno registrando oggi in Spagna ad opera dei catalani. Dal secondo, riferito alla decisione popolare da assumere da parte dei cittadini di Corigliano e Rossano – invero vittime di una disinformazione pressoché totale sull'ipotesi di fusione in atto nonché fomentati da toni di guerra, spesso accompagnati da volgarità dialettiche nuove e inadatte per una competizione elettorale -, verrà (se verrà) fuori una fusione certamente non condivisa così come si dovrebbe ovvero, alternativamente, una insanabile divisione, ove ogni comune rimarrà sempre di più per conto suo. Un risultato che renderà, comunque, difficile (si badi bene, non impossibile) la ripresa del dialogo, allargato ovviamente al comune di Cassano allo Jonio, per generare ciò che altrove avrebbero fatto da tanto: la Città della Sibaritide. Una realtà forte di storia e di occasioni segnatamente attrattive e non già erroneamente ispirata a combattere (assurdamente) contro fantasmi cosentini. L'occasione per assumere un primato produttivo da vantare nell'Unione Europea e non solo. Un punto fermo per rivendicare dal Governo la seconda ZES calabrese attrattiva di ciò che in Calabria ha da sempre rappresentato il sogno non realizzato, di concretizzare ciò che i calabresi meritano, ma troppo spesso influenzati negativamente dagli inadeguati.

Ettore Jorio-Docente Uni.Cal.

 

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