di Giacinto De Pasquale

Ci ha lasciati il dottore Filippo Labonia, autentico professionista, persona perbene, altruista e volontario. E’ stato il “medico dello Scalo”, era presente in tante famiglie coriglianesi come medico di base, ma certamente non si tirava indietro se veniva chiamato da chi aveva il “libretto” con un altro suo collega.

I miei ricordi su di lui sono davvero tanti, perché il dott. Labonia era disponibile verso tutti e tutto. Accanto alla sua “missione” di medico di base, era stato per lunghi anni impegnato anche come medico sportivo, non solo nelle squadre di calcio, ma anche presso la locale società pugilistica. Tanti ricordi che però il tempo non è riuscito a cancellare. Ho scelto un taglio confidenziale e leggero nello stendere questo ricordo della figura di Filippo Labonia. Sono parole sincere, emozioni che non intendono affrontare la complessa costruzione umana, sociale e civile dell’amico così, come ho avuto modo di conoscerlo nel corso degli anni e così come, anche oggi, mi emoziona. Tutti noi siamo portatori di un pezzo della sua identità fatta di ricordi, esperienze comuni, di conquiste e sconfitte che possono forse delineare ma non davvero definire Filippo Labonia. Per molti aspetti sarebbe più semplice riuscire a individuare il filo conduttore, il fil rouge che lega le diverse anime del dottore Filippo. Mi ha sempre affascinato la sua instancabile curiosità, che è l’elemento fondante della spinta vitale che porta l’uomo sempre più avanti nell’intento di raggiungere e superare i propri limiti e che costituisce caratteristica dominante del dott. Labonia sempre pronto ad affrontare le molte sfide della scienza, dell’etica e della bioetica. Il suo esercizio professionale ha ulteriormente arricchito la sua componente di umanità, gli ha consentito e ha consentito a tanti suoi colleghi di addentrarsi nella difficile e a volte oscura complessità della persona malata e oggi sempre più di quella sana. È stato sicuramente tra i primi che ha posto al centro della riflessione etica dell’esercizio professionale la dignità della persona malata, l’ascolto della sua storia umana laddove la figura di medico scontava ancora quell’aura paternalistica tutta nobilmente incentrata sulla cura della malattia. La sua lucida visione di un medico, capace di ascoltare e insieme di decidere, ha finalmente preso per mano il paziente e lo ha portato al centro del rapporto dove oggi tutti noi lo poniamo e dove è giusto che sia. È stata questa una delle grandi intuizioni che riconosco al dott. Labonia. Ci sono delle persone che “vivono” nella storia; cercano di farlo nel modo migliore, dando un contributo alla società e valorizzando la loro attività professionale. Appartiene a questa categoria di individui la stragrande maggioranza del genere umano. Se dovessimo connotarli in un “set” cinematografico li definiremmo dei buoni attori, utilissimi, ma certamente non i protagonisti. Ci sono poi coloro che, invece, la storia “la fanno”! Con la forza delle proprie idee, con il coraggio di affrontare ogni giorno una sfida diversa, con l’onestà intellettuale nel difendere importanti principi. Sono loro che lasciano una traccia indelebile nel mondo che li circonda e un prezioso ricordo negli amici che li hanno conosciuti. Bene, il dott. Filippo Labonia, appartiene certamente a questo gruppo di persone. Permettetemi, in chiusura, una considerazione: è molto difficile raggiungere tutti quegli obiettivi raggiunti nel corso degli anni dal dott. Filippo, senza un po’ di fortuna… e anche lui l’ha avuta: si chiama Elvira “Vera”. Madre e moglie esemplare, compagna di tante battaglie, combattute e vinte in tanti anni vissuti felicemente insieme! A tutti e due vanno i miei complimenti per tutto ciò che avete costruito nei rapporti professionali e personali e soprattutto per l’esempio che avete dato con il vostro comportamento.

Crediti