di Salvatore Martino
La vigilia di Natale è una di quelle occasioni in cui il bisogno di essere buoni è abbastanza sentito, e quando non si riesce a coniugarlo in prima persona, il pensiero va verso chi necessita di aiuto, nella speranza, forse inconscia, che la particolarità della circostanza favorisca la soluzione del problema o che, davvero, accada il miracolo. Ed è così che, questa volta, il pensiero non può che andare ai tantissimi giovani, soprattutto del Sud, che, traditi dagli adulti, dalle istituzioni e dalla società, sono costretti a trovare altrove, lontano dalle proprie famiglie, luoghi e modi per potersi realizzare.
Sono trascorsi diversi decenni durante i quali è stato loro raccomandato di studiare perché solo con lo studio e la specializzazione sarebbe stato possibile trovare lavoro. Niente di più falso! È trascorso il tempo, ne è passato più di quanto si immaginava, ma non è accaduto nulla. I nostri giovani hanno studiato, si sono laureati, si sono specializzati, sono apprezzati all’estero per le loro indiscusse capacità, ma qui da noi non è servito a nulla. Chi aveva promesso non ha mantenuto la parola.
Questa società, che sta diventando sempre più vecchia e più triste, si è scordata dei suoi giovani, e ad essi non è rimasto altro che caricarsi sulle spalle, ancora una volta, sogni e speranze, e andarsene lontano alla ricerca di un posto di lavoro.
È un terribile fallimento delle nostre istituzioni e di questa società che, oramai, non riesce più a rinsavire e, nonostante i tanti racconti quotidiani che descrivono una economia florida e fortemente in crescita, non fa altro che proclamare il proprio insuccesso e la rinuncia a costruire il futuro. Senza i giovani non c’è futuro. Per essi non è stato fatto assolutamente nulla, neppure laddove c’era qualche possibilità.
Eppure, domani si festeggia il Natale, la festa della speranza e del riscatto del mondo. Non è il caso che, in questa circostanza, coloro che hanno ruolo, responsabilità e potere si confrontino con la propria coscienza e con la propria dignità, e facciano in modo che il miracolo, questa volta, accada veramente?
Quanta tristezza ci deve essere nel cuore di questi giovani che, tornando presso le proprie famiglie, per celebrare la festa più importante dell’anno, sono costretti a nascondere, dietro sorrisi e strette di mano, uno stato d’animo che certamente non profuma di festa e di allegria.
Che tristezza fa questo mondo egoista, che non crede più nel suo futuro e nel futuro dei suoi figli. La speranza, però, non può morire proprio il giorno di Natale, ed è proprio questo l’augurio che occorre fare a tutti i giovani, che ci si accorga della necessità della loro presenza e delle loro risorse, perché sono loro che potrebbero dare a questo mondo quello che gli manca: la fiducia, la gioia, e la speranza in un domani davvero migliore.

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