Il Vangelo di oggi: Mc 11,1-40: Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entrando in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito.

Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà: “Perché fate questo?”, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma lo rimanderà qui subito”». Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuori sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

Contemplo: Il sangue del giusto

Era necessario il sangue del giusto perché fosse cassata la sentenza che condannava i peccatori. Era necessario un esempio di pazienza e di umiltà; era necessario il segno della croce. La passione del Signore nostro era necessaria; infatti, attraverso la passione del Signore, è stato riscattato il mondo. Quanti beni ci ha arrecato la passione del Signore! Eppure la passione di questo giusto non si sarebbe compiuta se non ci fossero stati gli iniqui che uccisero il Signore. E allora? Forse che il bene che a noi è derivato dalla passione del Signore lo si deve attribuire agli empi che uccisero il Cristo? Assolutamente no. Dio lo permise. Essi sarebbero stati colpevoli anche se ne avessero avuto solo l’intenzione; quanto a Dio, però, egli non avrebbe permesso il delitto se non fosse stato giusto.

 Commento al Vangelo del giorno: Aiutaci, scopri come

La liturgia odierna narra la folla che accorre festante per l’ingresso di Gesù nella città santa. E anche noi dobbiamo ora pronunciarci sul suo conto con verità e franchezza per non essere, come la folla, pronti a passare dall’osanna al crucifige. Dobbiamo chiederci se anche noi siamo disposti a imboccare con il Maestro e Signore nostro la via dell’amore. E’ un cammino che si manifesta in tutta la sua apparente debolezza e inutilità in un abbandono incondizionato alla volontà del Padre. Se i discepoli di allora che avevano toccato il Verbo della vita, che avevano immerso il loro sguardo nei suoi occhi, non hanno compreso, anzi hanno abbandonato e tradito Gesù, come possiamo presumere di restare fedeli noi, lusingati come siamo dalle mille sirene che ci offrono una felicità a buon mercato? Oseremo tenere lo sguardo fisso su di Lui almeno in questi giorni santi per non dare una mano a chi tenta di soffocare l’amore? Eppure solo ai piedi della croce potrà rinascere per noi una fede più matura in Gesù vero uomo e vero Dio, un Dio così innamorato della sua creatura che accetta di morire per amore. La nostra vita ha bisogno di questa fede per ritrovare la novità dei gesti che solo l’umile amore sa inventare, e per trasfigurare il banale quotidiano in una meravigliosa epifania del Regno di Dio che è in mezzo a noi.

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