Il Vangelo di oggi: Gv 10,1-10 In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante.

Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei» Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Contemplo:

Quotidianità.

La comunicazione nella fede non si vive soltanto nel dialogo esplicito sui temi della fede e nei momenti di preghiera comune, ma si concretizza nella quotidianità delle scelte operate in ogni tappa della nostra esistenza e in tutti i campi della vita. Il segreto è la quotidianità che sembra nascondere gli atti eroici della vita, che sembra banalizzare tutto, mentre invece contiene la chiave della santità umile, nella vita comunitaria, nella vita familiare. Al di là degli aspetti clamorosi c’è il segreto della quotidianità nascosta in cui Dio abita. Il cammino che dobbiamo compiere è ricchissimo, mai monotono, sempre pieno di sorprese, di novità.

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Commento al Vangelo del giorno:

Nel Vangelo di oggi incontriamo Gesù che si presenta come la vera guida d’Israele, usando un’immagine cara al mondo biblico: il pastore. Dio è il vero pastore d’Israele, che, come splendidamente descritto nel Salmo 22, conosce le sue pecore e sa dove condurle. Unito al Padre, Gesù è pastore autentico, lontano dalle guide del tempo accusate di essere ladri e briganti che vogliono “rubare, uccidere e distruggere”. Gesù propone l’immagine del recinto comune, che riunisce le pecore di diversi pastori. Quando il pastore chiama le sue pecore, esse lo seguono perché riconoscono la sua voce. Il richiamo è forte allo Shemà Israel, alla chiamata del popolo di Israele a seguire la vera “voce” che dona la vita e conduce alla salvezza. E anche noi, popolo di Dio, siamo chiamati ad un ascolto attivo, inteso come capacità di mettere in campo tutta la nostra sensibilità, attenzione, comprensione, intelligenza, empatia nell’ascolto della voce di Dio che ci guida. Oggi nel campo religioso c’è una specie di bricolage: prendo ciò che mi aggrada, ciò che mi è utile, ciò che mi serve. Le voci sono tante e ci attraggono. È una posizione relativista. È facile vivere di relativismo, perché nel relativo prendi quello che vuoi, quando lo vuoi, lo modifichi, lo cambi, lo lasci, ne compri un altro. La Chiesa è esposta alla tentazione dell’idolatria. La tentazione, la distrazione, i falsi profeti, le false illusioni, possono distogliere dal cammino intrapreso e possono entrare nel recinto delle convinzioni umane come sicurezze incrollabili. L’Uomo è chiamato a saper discernere dove si trovi la porta, chi sia la porta, a riconoscere la voce che guida alla vera salvezza. È un dono da chiedere nel silenzio, nella preghiera.

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