prof. Salvatore Martino

Nei giorni scorsi, Massimo Cacciari, filosofo, accademico ed ex sindaco di Venezia, nel corso di una intervista, usando una espressione molto forte, ha dichiarato che il Natale dei panettoni, della pubblicità e dei soldi, ha soppiantato il Natale cristiano

. Secondo il filosofo, la responsabilità di questo declino appartiene ai cristiani che, anziché mantenere vivo e consolidare il significato dell’Evento, hanno preferito condividere certe abitudini mondane e consumistiche, che hanno finito col togliere alla festività il carattere sacro e il valore del mistero. In effetti, da quando l’uomo si è emancipato e ha cominciato a considerare la vita e la storia secondo i parametri dell’opulenza, il messaggio del Natale è diventato un messaggio scomodo e in forte contrasto con gli obiettivi egoistici e di onnipotenza che, in solido, questa società, a tutti i costi, cerca di perseguire.  Senza cedere al sentimentalismo o alla nostalgia, è il caso di ricordare che, appena qualche generazione fa, il tempo dell’Avvento era vissuto dal credente e dalla comunità come itinerario di conversione e di cambiamento, durante il quale, ci si adoperava a migliorare se stessi e gli altri, attraverso gesti di vicinanza e di solidarietà concreta verso i più poveri. Il Natale, allora, diventava momento di condivisione, di festa da celebrare insieme, di buone azioni da compiere in favore del prossimo (un termine, ormai, diventato obsoleto e sostituito dal meno impegnativo “gli altri”), e grande opportunità per cambiare il mondo e renderlo migliore. Il Natale è ancora un grande evento di salvezza per il mondo intero, ma è anche il racconto straordinario del mistero della vita che noi adulti, forse anche per pigrizia, abbiamo smesso di raccontare alle generazioni più giovani, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

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