Il Vangelo di oggi: Mc 13,24-32   "In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

Contemplo:

Vivere guidati dalla parola di Dio
“…I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento……” (Dn 12,1-3)
Il linguaggio profetico, spesso, risulta poco comprensibile. Però il messaggio di questo brano è chiaro: vi sarà un momento in cui Dio chiamerà il suo popolo a un giorno di salvezza. Allora, coloro che avranno praticato la giustizia e avranno insegnato agli altri a osservarla, splenderanno per fama e gloria come astri nel cielo. E’ bello sapere che, quando si insegna a qualcuno ad essere giusto e saggio, si accende nel cielo una luce. Questo significa che così come il male ha spesso conseguenze nefaste, anche e soprattutto il bene, apre delle vie e delle prospettive che si fanno strada nella storia dell’umanità. Allora cominciamo ad indicare agli altri, soprattutto con la testimonianza della nostra vita, la gioia che si prova nel vivere guidati dalla Parola di Dio, che insegna la giustizia e la verità.

Commento al Vangelo del giorno:

La sapienza cristiana sa scorgere nei piccoli segni che avvolgono la vita dell’uomo, la presenza di Dio, i suoi insegnamenti , l ’esile voce dell’eterno che riecheggia nella finitezza di un germoglio o nel vagito di un bimbo. Così mi assopisco al tepido sole autunnale mentre le foglie cadono al soffio di una lieve brezza e l’acqua del ruscello scorre tra le rocce ricoperte di muschio. E con le foglie cadono le mie sicurezze, la mia presunzione; l’acqua si porta via quello che ho racimolato, conservato, deposto nei granai di questo mondo. Insegnami, Signore, a contare i miei giorni, ricordami sempre che il dono della vita è come l’acqua del ruscello che scorre tra i dirupi. Tutto diventa provvidenza, saggezza quando la luce della tua parola tocca l’abisso della mia miseria. La coscienza della provvisorietà può essere angoscia o forza. Genera angoscia quando i granai del pane quotidiano vengono demoliti per costruirne altri dove raccolgo ciò che non mi appartiene: “Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia…” Diventa forza quando dalle foglie del fico imparo a leggere i segni del tempo, quando accetto ogni stagione della mia vita. La primavera che mi parla del bimbo interiore che mai muore dentro di me; l’estate baciata dal sole che con la sua luce ridona forza e vigore al bene e all’amore che rendono giovane il cuore dell’uomo; l’autunno che con i suoi raccolti mi svela i misteri dei frutti maturi che devo consegnare al padrone della messe; l’inverno dove tutto riposa diventando eco di un altro riposo che mai avrà fine. “Dal fico imparate…”. Imparate a vivere bene affinché il bacio della morte sia benedizione, non maledizione.

 
 

Crediti