di Salvatore Martino

Sono passati quarant’anni da quel terribile 9 maggio 1978, quando in via Caetani, a Roma, nel portabagagli di una Renault rossa, fu trovato il corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro, statista e politico tra i più illuminati e lungimiranti che il nostro Paese abbia mai avuto.

A tale terribile epilogo si giunse perché la direzione del partito della DC decise, su proposta dell’onorevole Giulio Andreotti, di adottare la “linea della fermezza” e di non trattare con i brigatisti rossi che avevano rapito l’uomo politico e sterminata la sua scorta. La decisione, durissima, perseguita senza esitazione né tentennamenti da coloro che la adottarono, non diede alcuna possibilità di salvezza all’onorevole Moro.
Non è esagerato affermare, a distanza di quarant’anni, che i limiti del sistema politico italiano che Aldo Moro aveva individuato e che si era impegnato a correggere continuano ancora oggi a condizionare in maniera sostanziale la vita politica. Se, dopo tanto tempo, la classe politica italiana non è riuscita o non ha voluto migliorare il sistema, vuol dire che esso risulta funzionale ad interessi che, certamente, non sono quelli dei cittadini italiani.
Oltre ad impegnarsi per l’ingresso dei comunisti nell’area di governo, Moro si spese per rafforzare il sistema democratico allargando la base di partecipazione popolare e introducendo il principio dell’alternanza, che avrebbe concretamente garantito alle diverse forze politiche di concorrere democraticamente alla formazione del governo della nazione. Le difficoltà in cui, ancora oggi, continua a dimenarsi il Paese sono figlie di quella impostazione politica che Moro riteneva urgente riformare.
Gli avvenimenti recenti, afferenti le sorti della legislatura appena nata, dimostrano che la democrazia in Italia è ancora molto fragile e incapace di sopportare passaggi e cambiamenti che, ogni volta che si profilano, mettono in discussione l’intero assetto del Paese.
A quarant’anni di distanza i lati oscuri che, come un mistero, continuano a permeare la vicenda Moro dimostrano che il sistema democratico non è sufficientemente rodato, che la crescita politica e democratica del Paese non ha ancora segnato traguardi significativi e che i vari partiti, nonostante i cambiamenti blaterati, preferiscono continuare ad operare in un clima di solo apparente democrazia.
Che Aldo Moro non sia morto invano!

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