Carissimi fratelli e sorelle, quante volte abbiamo fatto l’esperienza della pesantezza del vivere, della paura e del cuore affaticato.

Situazioni difficili, scelte negative, opportunità mancate, offese ricevute e date, momenti critici, aprono orizzonti cupi, privi di speranza, che gettano ombre Inquietanti sul nostro futuro, sulla vita.  Avvertiamo la caduta dei valori e l’impotenza dinanzi alle ingiustizie. Viviamo tempi in cui sono in crescita le varie forme di dipendenza e si registra il vuoto di figure genitoriali autorevoli. Le malattie mentali e la depressione sono le patologie in aumento; c’è un senso pervasivo e angosciante di solitudine che rende tutti più fragili e vulnerabili. Ogni cosa sembra inesorabilmente compromessa … ma non è così! La Pasqua irrompe e spezza le catene che imprigionano il cuore: lo smarrimento e la disperazione lasciano il posto alla speranza e alla fiducia. Il Cristo Risorto, il Vivente, con il suo saluto di pace squarcia le tenebre del vivere: “Pace a voi”! È il sommesso grido pasquale che c’immerge nella luce della risurrezione; sgorga la vita nuova, il cuore sussulta reso libero dall’amore. “Pace a voi”. La vita ritrova le ali per esprimere l’incontenibile gioia di chi vive l’esperienza del sentirsi amato. Tutto si rimette in movimento, il cuore ritrova una nuova primavera di speranza, i piedi corrono verso la meta, le braccia si protendono nell’incontro, il vivere ritrova dignità e bellezza. “Pace a voi”. Le contraddizioni sono sanate, le ferite rimarginate, la morte è vinta: per ciascuno si aprono percorsi di riconciliazione e di fraternità. Finalmente c’è pace fra cielo e terra e il sogno di Dio può trovare spazio nella vita di tutti. Il Pastore buono, si pone accanto ai nostri cammini, si prende cura di ciascuno, additandoci la strada del grande dono dell’amore (il perdono), via per risanare la storia, i cuori. Anche noi, risorti con Cristo, siamo chiamati ad accompagnare, custodire, prenderci cura dell’uomo, della vita. Quello del prendersi cura è una dimensione importante dell’esistere e della fede. Atteggiamento educativo che sorge da un cuore riconciliato, che ritrova la passione per l’uomo. L’esistere diviene così grembo, fecondo, caldo e accogliente, capace di far germogliare, nei tempi e nei modi propri, quei piccoli semi di luce riposti nell’intimo di ogni relazione umana. Rinunciando a una logica intessuta di concupiscenza e di proselitismo, siamo chiamati a rinsaldare quella del dono, mediante uno stile inclusivo e ricco di reciprocità. È così che il Risorto accompagna la Chiesa nascente e offre vigore ai primi cristiani. La paura cede il passo alla fiducia e il dolore alla speranza: la storia dell’uomo rinasce. In questo contesto di cura, di accompagnamento, il dono della pace diviene primizia di luce e fonte di riconciliazione, con cui siamo invitati a portare il lieto annunzio pasquale. Siamo resi operatori di misericordia, portatori di pace, missionari di un amore vero, grande, che desidera ancora oggi consegnare le stigmate del Crocifisso Risorto alla storia di ciascun uomo. L’augurio che formulo per me e per voi è quello di spenderci in un forte impegno di liberazione, di affrancamento da un vivere tiepido e incolore. Non c’è più tempo per trastullarci in inutili e vuote disquisizioni. Il Signore ci dona il suo Spirito e ci associa al suo ministero di grazia per operare percorsi di liberazione del vivere: liberiamo il cuore. Liberiamo il cuore … lo auguro a noi credenti e figli della Chiesa. Lavoriamo per liberarci dall’orgoglio di noi stessi al fine di scorgere nell’umiltà la strada per incontrare il cuore di chi è in attesa di sciogliere legami iniqui, situazioni malate e catene che imprigionano la vita. Liberiamo il cuore … lo auguro agli uomini della politica e a chi nelle istituzioni è chiamato ad operare per il bene comune. C’è bisogno di attivare percorsi educativi, protesi al cambio di mentalità, capaci di dialogare con la dimensione profonda del vivere e ricchi d’impegno nel restituire speranza a chi è schiacciato dalla vita. È urgente la necessità di rimuovere forme di consenso corrotto e atteggiamenti clientelari, foraggio della malavita e dal malcostume. Liberiamo il cuore … lo auguro ad ogni figlio di questa terra, che nella sua età giovanile sperimenta l’ebbrezza del sogno e l’amarezza della frustrazione nel vedersi impedire opportunità di realizzazione. Non demordete dal legittimo anelito di una vita bella, non lasciatevi contaminare da chi vuole annebbiare il cuore con inutili promesse a buon mercato, ma guardate in alto e amate la vita e le sue sfide: coraggio! Il Risorto vi è vicino. Liberiamo il cuore … e rendiamolo capace di opporsi alle nuove forme di avvilimento dell’umano. In questa nostra società, molti sono i modi di uccidere una persona e tra questi il più comune è togliergli la dignità. Nei giorni scorsi, insieme ad altri presbiteri, ho visitato i fratelli del carcere, per un momento penitenziale. Con loro abbiamo pregato e invocato la misericordia di Dio. È stata occasione propizia per riflettere su i percorsi sbagliati che ci portano a rompere la comunione con Dio e con l’umanità. Percorsi da cui la Pasqua ci invita a prendere le distanze, per tornare pienamente umani e ricostruire la dignità del vivere. Tutti abbiamo da rimuovere macigni dal cuore; tutti siamo chiamati a porre gesti di autentica liberazione, nella nostra vita e nella vita degli altri, per ricollocarci in una comunione pacificata con tutti e soprattutto con Dio e noi stessi. Come affermava il nostro conterraneo S. Nilo: “Non basta gridare contro le tenebre,bisogna accendere una luce”. Auguri e Buona Pasqua … di liberazione!

Il vostro Arcivescovo - Mons. Giuseppe Satriano

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