Fonte: Comunicato stampa

Centotrentasei anni fa, il 25 maggio 1887, nasceva a Pietrelcina padre Pio. Il giovane pietrelcinese, nel 1903, entrava nel Convento dei Frati Minori Cappuccini di Morcone. Venne, poi, ordinato sacerdote il 10 agosto del 1910 a Benevento. 

Meno di un mese dopo, il 7 settembre, le prime stigmate, quelle definite “invisibili” e che comunica al suo direttore spirituale solo un anno dopo. La data precisa del fenomeno viene indicata dal parroco di Pietrelcina, don Salvatore Pannullo dopo l’apparizione delle stimmate al santo cappuccino nel convento di San Giovanni Rotondo, otto anni dopo: il 20 settembre 1918. Don Salvatore Pannullo, ha insegnato molti anni nel seminario diocesano di Catanzaro prima di arrivare a Pietrelcina, suo paese natale. La sua storia si intreccia con quella del frate cappuccino ed è raccontata in un volume dal titolo “Zi’ Tore. Il ‘parroco” di padre Pio, Don Salvatore Pannullo” (Tau editrice) scritto dal giornalista calabrese, originario di Scala CoeliRaffaele Iaria. Quando don Pannullo arriva, nel 1901, a Pietrelcina come parroco, Francesco Forgione aveva 14 anni e pensava di indossare la tonaca tra i frati minori cappuccini. Inizia a frequentare la parrocchia con intensità e a prepararsi alla vita religiosa. A causa della sua fragile salute non potè farlo, però, tra le mura di un convento cappuccino: l’aria salubre del suo paese gli giovava di più. Ed ecco che viveva lunghi periodi a Pietrelcina. Arrivato il momento dell’ordinazione sacerdotale, nel 1910, il suo direttore spirituale lo invitava a recarsi in un convento vicino per prepararsi al giorno dell’ordinazione ma appena arrivato dovette subito ritornare a causa di problemi respiratori. Ed ecco che la Provincia monastica affida a don Pannullo il compito di prendere accordi con la Curia di Benevento per decidere la data e preparare il futuro sacerdote per l’esame e la successiva cerimonia di ordinazione presbiterale. L’interlocutore – scrive Iaria - fu il vicario, mons. Giuseppe Loiacono, originario di Tropea, poi diventato vescovo. Don Pannullo conosceva bene la Calabria dove insegnò per otto anni, dal 1883 al 1901, durante l’episcopato di mons. Bernardino De Riso. Egli fu un  “testimone privilegiato”, come lo chiama Iaria, di molti eventi straordinari che coinvolsero padre Pio, come le stimmate. E poi le tante lettere ricevute macchiate o in altre lingue che padre Pio riusciva a leggere anche non conoscendole. Un sacerdote, scrive l’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca nella prefazione, che non può e non deve essere dimenticato: “Molte volte ad orientare una vocazione è stata decisiva la testimonianza di un’altra anima votata senza riserve a Dio: testimonianze semplici, fatte di vita quotidiana, eppure capaci di mostrare Dio, di far percepire a tutti la sua voce, di rendere chiara con un discernimento sapiente, la sua volontà”. Il volume è arricchito da un saggio dello storico Marco Roncalli sui "parroci dei grandi".

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