di Adriana Ponte

 

Sabato 1 ottobre, presso la sala teatro del Collegio di Sant’Adriano, a San Demetrio Corone, è stato presentato il libro: “ PERCORSI E MOMENTI DI STORIA LOCALE E OLTRE – San Demetrio, àncora d’amore”- Apollo Edizioni. L’iniziativa è stata organizzata dall’Amministrazione comunale di San Demetrio Corone. In apertura di serata sono intervenuti per i doverosi saluti istituzionali, a tutti i presenti, il primo cittadino, dott. Ernesto Madeo e il Consigliere delegato alla cultura, avv. Emanuele D’Amico. A relazionare sul libro scritto dal prof. Gennaro De Cicco l’arch. prof. Giuseppe Giudice. A seguire gli interventi della prof.ssa Angela Castellano, del sen. on. Cesar Marini, del critico letterario dott. Mario Gaudio, dello studente universitario Demetrio Liguori, di Antonietta Meringola, responsabile editoriale e dell’autore del libro. Gli intrattenimenti musicali sono stati offerti dalle melodiose voci dei cantanti Pina Luzzi, Ernesto Iannuzzi e Demetrio Macrì. Damiano Salerno, poeta dell’Esaro, invece, ha declamato una poesia in memoria del poeta-cantautore arbëresh Pino Cacozza. Coordinatore della serata il prof. Francesco Marchianò. Secondo il Preside Giuseppe Giudice, relatore della serata “Il libro contiene scritti ed articoli del Prof. De Cicco che vanno da Febbraio del 2000 a Maggio di quest’anno, e trattano eventi ed informazioni di natura diversa, ma aventi tutti una radice comune, un filo conduttore che lega fra loro i diversi contributi: la storia, le tradizioni, i rapporti sociali, la lingua, la letteratura, il vivere comune delle comunità arbëreshe in Italia ed in particolare della comunità di San Demetrio Corone e del suo hinterland, che già nella copertina è definita come “àncora d’amore”. L’autore, in tutti i suoi scritti, entra nel vivo della storia e della cultura che hanno caratterizzato la sua ‘comunità’, intesa in senso ampio, fino ad interessare riferimenti ad un’area vastissima. Ed aggiunge che “da tutti gli scritti, inseriti nel volume, traspare anche un intento pedagogico, volto alla divulgazione della conoscenza ed un forte attaccamento ai valori della tradizione, ma anche un’attenzione alle evoluzioni del sentire comune. Gennaro De Cicco non è nuovo a questo genere di attenzioni e di analisi. Voglio citare, per inciso, uno dei suoi ultimi lavori: “Un curioso giocattolo”, per i tipi della Casa Editrice Apollo. Ebbene, attraverso le vicende di “Radio Scanderbeg”, ci dà uno spaccato della vita sociale e culturale della sua città. Una sorta di “Amarcord” in grado di riportare tutti noi agli anni della giovinezza, quando l’impegno sociale, l’impegno politico, la partecipazione alle vicende della polis, i rapporti con le nostre società, hanno costituito una straordinaria forza in grado di condizionare, in positivo, la vita di tutti. Il libro testimonia, attraverso gli articoli inseriti, l’impegno sociale dell’autore, la sua dedizione, il suo amore come giornalista, come docente, come intellettuale, ma non solo, anche come animatore culturale di iniziative in campi diversi”. Per il Critico letterario Mario Gaudio, “l’intera opera è caratterizzata dallo scambio costante tra l’unità e la varietà. Se in effetti lo scenario nel quale si consumano le vicende raccontate è unicamente quello di San Demetrio Corone, gli argomenti trattati spaziano nei contesti più diversi. Il borgo natìo diventa per De Cicco il punto di partenza imprescindibile di ogni narrazione e il legame tra lo scrittore e la sua comunità oltrepassa il semplice attaccamento alle radici, assumendo un valore ben più profondo che ricorda molto da vicino quella simbiosi con i luoghi delle proprie origini che Cesare Pavese (1908-1950) sintetizzò magistralmente in un significativo passaggio de La luna e i falò (1950): «Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante,nella terra c’è qualcosa di tuo , che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Scorrendo le pagine del libro di De Cicco, ci si rende facilmente conto del fatto che San Demetrio Corone continua ad alimentare visioni e prospettive politiche, sociali, culturali e spirituali di indubbia modernità. Se in tempi passati si additava il celeberrimo Collegio di Sant’Adriano come "fucina di diavoli» in cui covavano idee progressiste e libertarie, in anni più recenti tale luogo è divenuto essenziale punto di incontro e di scambio capace di ospitare personaggi di altissimo rilievo. De Cicco documenta questi eventi destinandoli alla stampa e consegnandoli alla memoria, incarnando appieno quella felice definizione di Albert Camus (1913-1960) secondo cui «il giornalista è lo storico dell’istante». Molto significativi e variegati anche gli interventi della prof.ssa Angelo Castellano, del sen. Cesare Marini, del prof. Francesco Marchianò e dello studente Demetrio Liguori. 

 

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