La bambina Giuseppina Ghersi, imbrattata prima dello stupro e fatta sfilare tra la folla

Aldo Cazzullo, noto editorialista del Corriere della Sera, come tutti i “maîtres à penser” della “gauche caviar” (la sinistra al caviale, quella che ha il cuore a sinistra e …il portafogli a destra), non manca, ad ogni piè sospinto, di dare bacchettate a destra e … a destra, lasciando puntualmente indisturbata la sinistra.

Cazzullo dice : “Siamo l’unico paese al mondo in cui la parola destra è ancora  sinonimo di fascismo, mentre in tutto il mondo o si è conservatori o liberali”. La frecciata, è ovvio, è diretta a quelli di Fratelli d’Italia. E lo dice con la spocchia saccente di chi fa credere di avere sempre  la “Verità” in tasca (chissà perche io, pur frugando meticolosamente nelle mie, non la trovo mai. Non sarà mica che le mie sono bucate?) Cazzullo sa benissimo che la destra italiana contro la quale più ferocemente si accanisce, quella di Giorgia Meloni, nel Parlamento Europeo, col rispetto che le compete, fa parte, con la dovuta dignità, del GRUPPO DEI CONSERVATORI E DEI RIFORMISTI EUROPEI. Ordunque, se a Cazzullo, bontà sua,  stanno bene i riformisti europei che, di buon grado, hanno accolto FRATELLI D’ITALIA, chissà perché  al suo palato di esperto “degustatore” non è gradita la destra della Meloni? Agli ormai ex-fu-post-vetero-cripto-pseudo-neo-cattocomunisti, ci  fu un tempo in cui non andava a genio nemmeno Berlusconi che liberale lo è certamente, ma fino a ieri lo hanno demonizzato con la ridicola accusa di essere anche fascista in aggiunta all’agiatezza che, per gli epigoni del bolscevismo è reato: LA PROPRITÀ È UN FURTO. Però, con altrettanta faccia tosta, rivalutavano i veri antidemocratici  che non hanno mai rinunciato al patetico logo della falce e martello, simbolo del COMUNISMO, ideologia che la COMUNITÀ EUROPEA ha messo al bando, in quanto SISTEMA POLITICO TOTALITARIO, a seguito di votazione con 535 voti favorevoli, 66 voti contrari e 57 astenuti? Ma per Cazzullo e per Enrico Letta il pericolo incombente  è costituito da “Fratelli d’Italia”, fedelmente in linea con 66 nostalgici.   Del resto è nota l’accoglienza nel sinistro ULIVO riservata, da ROMANO PRODI, agli squallidi resti del comunismo italiano rappresentato da Bertinotti, per non parlare di vecchi rottami come Fratoianni e compagni che navigano nell’accogliente barca del PD. Ed ora vediamo perché in Italia si parla ancora di fascismo, mentre in Germania, dove tutto il popolo, nella  sua interezza, era nazista,  e nella Francia dove il  generale Petain, messo da Hitler a capo di un governo a connotazione squisitamente fascista, di fascismo non si parla assolutamente, né bene, nè male. Semplicemente è storia passata e dimenticata. In Italia no. L’Itala è quel paese dove da più di 70 anni sopravvive la ridicola Associazione Nazionale Partigiani, tra i cui iscritti quelli che veramente sono stati partigiani saranno poche decine, mentre gli altri, in maggioranza, non erano ancora nemmeno nati. Addirittura, oggi, chiunque, volendo. può ottenere  la tessera dell’ANPI, previo versamento di un modesto contributo. In Germania, tanto per cominciare, di partigiani non se ne parla. In Francia i partigiani erano inquadrati nell’organizzazione del  MAQUIS che si distinse nella lotta contro i tedeschi ma che, a  differenza dei partigiani comunisti italiani, non si sono macchiati dei delitti delle formazioni garibaldine italiane, che ricordiamo per le efferatezze, gli assassinii, gli stupri, le stragi e le rapine  commessi (Uccisione immotivata di una innocente come Claretta PETACCI, addirittura violentata sotto gli occhi di Mussolini  prima di essere assassinata. La fuoruscita  di abbondante liquido seminale dalla vagina indusse i capi partigiani ad  ordinare la tempestiva sospensione delle operazioni di autopsia già iniziate. E l’assassinio degli attori innocenti OSVALDO VALENTI  e  LUISA FERIDA, quest’ultima incinta di otto mesi, il cui ordine  di fucilazione fu  dato direttamente da SANDRO PERTINI, con  tre  successive urgenti telefonate al partigiano Giuseppe MAROZIN che, consapevole dell’innocenza dei due, indugiava ad eseguire  l’infame  esecuzione. E stendiamo un velo pietoso sugli assassinii commessi da quel comandante partigiano che si chiamava MORANINO, condannato poi all’ergastolo e fatto espatriare dal compiacente PCI, in uno dei paesi comunisti dell’est europeo fino al suo rientro in Italia, per “Grazia Ricevuta”, ricevuta dal presidente Saragat in cambio di  una manciata di voti necessari per la sua elezione a Presidente. E vogliamo parlare ella strage di MALGA PORZUS, in Friuli ? dove un gaglioffo, il comandante partigiano  comunista TOFFANIN, di  soprannome GIACCA, fece fucilare un gruppo di partigiani non comunisti che si rifiutavano di proseguire la lotta agli ordini dei comandanti partigiani titini che volevano inviarli a “liberare” Lubiana mentre loro, giustamente, volevano andare a liberare Trieste. Trieste, invece, per accordi tra i  “compagni di merenda” Togliatti e Tito doveva essere “liberata” dai titini per i quali  liberazione voleva dire conquista ed annessione. E ne sanno qualcosa i triestini che, per 40 giorni, furono sottoposti a stragi, deportazioni, bivacchi e infoibamenti. Tra gli assassinati di Malga Porzus figurano nomi di  alto significato, come GUIDO  PASOLINI, fratello del poi famoso Pierpaolo. E non solo, c’era anche un congiunto del cantante Francesco GUCCINI. E che dire del TRIANGOLO DELLA MORTE, in Emilia, dove ex partigiani comunisti macellarono, a guerra finita, migliaia di ex combattenti fascisti o di presunti tali, di transito, nell’intento di ricongiungersi con le loro famiglie nel centro-sud o verso il nord. E tra questi c’era anche il coriglianese ALBERTO GRAZIANI, eroico ex combattente pluridecorato, che aveva ricoperto le due cariche di  Prefetto e di Federale di Piacenza, senza mai commettere azioni di  rappresaglia

Alberto Graziani - Prefetto di Piacenza

o di efferatezze, molto benvoluto dalla popolazione per le sue elargizioni a favore dei bisognosi e per lo sforzo profuso nell’assicurare l’approvvigionamento alimentare, nella difficile situazione del periodo, ed istituendo, tra l’altro, le mense popolari che assicuravano la sopravvivenza ai  meno abbienti. Catturato  a Fombio, dopo torture inenarrabili, e dopo avergli cavato gli occhi, fu fucilato contro il muro del cimitero. Ed è già tanto se il fratello Mario, nei primi anni cinquanta, riuscì a recuperare la  salma che ora riposa nel Cimitero di Corigliano. Mi raccontava, Mario, la diffidenza e la carica di odio di cui fu oggetto da parte di  alcuni dirigenti comunisti di Piacenza che poco mancò che non gli consentissero la pietosa  riesumazione di quei resti. Chi ha lo stomaco forte, legga cosa fecero i partigiani a GIUSEPPINA GHERSI, una bambina tredicenne, accusata (allora, come usa  oggi)  di essere fascista, violentata ripetutamente, come violentata fu la sua mamma, entrambe sotto gli occhi del padre, e poi lei fu trucidata,  dopo averla fatta sfilare tra sputi e scherno tra ali di folla. E le ausiliarie fasciste violentate, e stuprate da dozzine di partigiani, che dopo le penetrazioni di rito, furono sottoposte alla penetrazione  finale, con la  canna del mitra,  con raffica a mo’ di “colpo di grazia”. Quelle che in qualche modo se la cavarono a buon mercato (nel senso che non furono uccise) furono alcune poche delle ragazze che avevano amoreggiato con i tedeschi e subirono come scempio il taglio dei capelli. Ecco,questa che possiamo considerare la meno cruenta delle rappresaglie,/in Francia fu  l’unica punizione che i partigiani del MAQUIS hanno inflitto alle donne che avevano “collaborato”. In Francia non ci furono rappresaglie, nè vendette, ne assassinii. E non venite a raccontarmi che i francesi non sono abbastanza antifascisti, e che di conseguenza sono piuttosto fascisti. In ITALIA le più nefande violenze i partigiani le effettuarono a  guerra ormai finita, e continuarono ad effettuarle ancora per anni,  nella convinzione che la lotta partigiana era “LA RIVOLUZIONE” che doveva continuare fino al definitivo compimento. Per fortuna ci fu un Ministro degli interni, Scelba, che non si lasciò intimorire, e noi oggi siamo quì a raccontarcele, quelle cose. Ecco spiegato chi tiene in vita l’antifascismo in Italia, e che trascina nel vortice “utili idioti”, catto comunisti e … creduloni, tutti insieme a resuscitare le ombre del “pericolo fascista” sulle note di quello sgrammaticato inno, BELLA CIAO, in cui un fesso “SI SENTE DI MORIRE”, cioè “vuole” morire. Ma si può essere più fessi di così?  Perdoniamolo, forse voleva dire: ”MI SENTO MORIRE. 

 Ernesto Scura  

 

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