“La vita non ti dà le persone che vuoi, ti dà le persone di cui hai bisogno: per amarti, per odiarti, per formarti, per distruggerti e per renderti la persona che era destino che fossi”(Albert Einstein).

Io penso pienamente che sia così, la vita ti fa conoscere persone che ti aiutano a crescere, ti toglie persone che facevano parte di te, ti fa trovare persone pronte ad aiutarti e persone che hanno bisogno d’aiuto, persone pronte a distruggerti, persone che faranno da ostacolo ai tuoi sogni e persone che ti aiuteranno a raggiungerli. Ritengo, comunque, che le varie esperienze della vita, accompagnate dalle varie persone che vi entrano o vi escono, che siano belle o brutte, ti aiutino a crescere, a farti diventare una persona sempre più matura e responsabile. Dalla vita bisogna aspettarsi di tutto, una mattina ti alzi che hai persone al tuo fianco, e un altro giorno sei solo, un altro giorno perdi una persona a te cara, e un altro ancora ne trovi una che ti accompagnerà per tutta la vita. Tutto è possibile. La vita alla fine è come un gioco pieno di prove da superare per passare al livello successivo, magari più difficile ma comunque diverso da quello precedente. E’ la riflessione che facevo nel leggere l’ultimo, in ordine di tempo ovviamente, libro scritto dal caro amico Giovanni Scorzafave, scrittore per passione e pieno d’amore verso la nostra Corigliano, che hanno cercato di cancellare dalla geografia ma non dalla nostra memoria e dalla nostra vita. Scorzafave in tutti i suoi lavori fin qui editi ha avuto il grande pregio di far rivivere la Corigliano di un tempo, di consegnarla alle nuove generazioni affinché capiscano le proprie radici, ma soprattutto si rendano conto che in questa nostra città tanto amore, tanta dedizione, tanta laboriosità, tanta vita sociale, politica, culturale ed economica è stata scritta da uomini e donne fantastici, che hanno sempre creduto nel vero senso di comunità e solidarietà. Ed è in questo contesto che il libro “I miei personaggi”, Libreria Il Fondaco editore, calza a pennello. Le parole del grande Albert Einstein citate all’inizio, danno “man forte” al lavoro realizzato da Scorzafave. Bene fa l’autore, non certamente per scusarsi con il lettore, ma per dare la giusta chiave interpretativa alla composizione, quando nella prefazione al volume scrive: “Queste persone, “figli di un Dio minore”, talvolta sottomesse e incerte, altre volte, invece, ribelli e sicure, sono stati uomini e donne travolti da situazioni balorde e ipocrite, inventate e mistificate da falsi filosofi e dai naviganti dei mari dell’odio e dell’emarginazione, mentre altri, pur non possedendo alcun titolo di studio (analfabeti), sono stati dei veri artisti nel campo della musica e in quello del lavoro. Ho riflettuto a lungo prima di decidere se pubblicare o meno questi racconti, che ho iniziato oltre venti anni fa. Ero titubante perché certo di subire non poche critiche da parte di alcuni “benpensanti planetari”, che magari proveranno disgusto per queste mie pagine dedicate agli umili e agli “ultimi” perché magari avrebbero preferito che non se ne parlasse, cancellandone per sempre sui muri della memoria i nomi, ritenendoli un disonore per la città, mentre di altri scrivono i nomi, a carattere cubitali, sui muri della vanagloria. Ebbene non l’ho fatto, perché appartengo ad un mondo diverso da quello di questi falsi moralisti, “esperti” di un conformismo alterato, che amano viaggiare sul treno del fariseismo”. Ed è proprio in queste parole, secondo me, l’essenza del libro. E’ attraverso queste frasi che l’autore ci consegna un lavoro serio, argomentato, delicato, puntiglioso, ma soprattutto scritto con il cuore perché Giovanni Scorzafave questi “personaggi” li ha conosciuti, ha parlato con loro, li ha toccati, ha potuto guardarli negli occhi, ha potuto cogliere in loro quelle espressioni, quei sentimenti che trasudano nel libro. Alcuni di questi personaggi sono stati momenti di vita della mia fanciullezza, ed il racconto dell’autore è vero, e non romanzato, perché alcuni di questi “figli di un Dio minore” come li chiama Scorzafave, avendoli conosciuti sono stati tratteggiati in maniera veritiera in questo volume. Ecco perché, così come accaduto con i sei preziosi volumi “Le botteghe di una volta”, quest’ultimo lavoro di Scorzafave arricchisce ancora di più lo spaccato storico-culturale-umano della Corigliano di un tempo. Anche attraverso questi personaggi “minori” la storia della nostra città si arricchisce ulteriormente, portando dentro di noi tanta amarezza e malinconia perché per il volere di pochi si ha avuto l’ardire  di tentare di distruggere secoli di storia. Dicevo tentare perché ne sono certo che in un futuro certamente non molto lontano Corigliano tornerà ad essere nella geografia dei comuni italiani una delle municipalità più attive come un tempo. Il libro di Giovanni Scorzafave va letto perché offre al lettore momenti di vita, di umanità, di socializzazione e di comunità che oggi, purtroppo, sembrano drammaticamente sparite o fortemente affievolite. “I miei personaggi” ci fa riflettere su come i rapporti umani non possono e non devono essere messi in discussione da una società che ci sta imponendo un ritmo quotidiano che bandisce i rapporti umani, azzera l’ascolto e ci rende sempre più soli. Vorrei concludere questo mio contributo nei confronti dell’importante e prezioso lavoro di Giovanni Scorzafave con una frase della grande Santa Madre Teresa di Calcutta: “Chi, nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano”.

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