La macabra esposizione di cadaveri, appesi per i piedi, a Piazzale Loreto,  il 28 Aprile del 1945, fu definita da Ferruccio Parri", massimo esponente del CLNAI, visibilmente nauseato : UNA MACELLERIA MESSICANA".

In quel rivoltante tritacarne, pur volendo consentire un assurdo "diritto alla vendetta",  è certo che si agì senza alcun conforto di legalità e con ignobile ostentazione  della spettacolare celebrazione di alcuni dei più feroci delitti della Storia, che  non trovano riscontro in nessun codice giuridico, di guerra o, figuriamoci, morale. -CLARETTA PETACCI- Di lei, Sandro Pertini, disse: “La sua unica colpa era quella  di amare un uomo”. Ciò nonostante fu lo stesso Pertini, allora autorevole capo partigiano, che ne ordinò la morte, come dal resto aveva anche fatto per l’attrice  Luisa Ferida di cui, incinta di Osvaldo Valenti, ordinò la morte insieme a Valenti,  con  tre successive telefonate, che ne denotano l’urgenza di soddisfare la sua brama di morte e la sete di sangue innocente.  La giustizia partigiana, dunque, punisce queste non colpe con la pena di morte e con empio VILIPENDIO DI CADAVERE, da sputare e da calpestare financo con “tacchi...a spillo”, purchè con modi “ripugnanti e sconvenienti”.  (1) (Vedi nota giuridica in fondo pagina). Iniziate le operazioni di autopsia del suo cadavere, i periti settori constatarono abbondante fuoriscita di liquidi dalla vagina, verosimilmente riconducibili a liquidi seminali ,a conferma dell’ipotesi, ripugnante, che Claretta sia stata vittima di stupri  di gruppo prima di essere  assassinata, almeno a giudicare dalla mancanza delle mutande già evidenziata al momento di essere appesa per i piedi, a piazzale Loreto, che aveva suscitato il pudore di Carla la “Bionda”, una staffetta partigiana che, in un impeto di umana pietas, recuperata una spilla da balia, la dava a don Giuseppe Pollarolo, cappellano, partigiano che, bene o male, riuscì a fermare la gonna in  modo da coprire le pudende. E, in mezzo a tanta bestiale ferocia, fu l’unico atto  che si possa definire civile. Ma ciò che più indigna, ė che quegli stupri possano essere stati compiuti sotto gli occhi di un Mussolini obbligato ad assistere, inerme, allo scempio. A quel punto gli esami autoptici furono tempestivamente interrotti  per “ordini superiori”, mentre il cadavere di Mussolini, invece ,fu minuziosamente sottoposto a dissezione totale, alla ricerca di malattie veneree, come la sifilide, che potessero confermare una vagheggiata ipotesi di lesioni cerebrali, origine delle sue “follie politiche”. Il cervello fu minuziosamente sottoposto ad esami che esclusero,  nel modo più assoluto, tale ipotesi. Quel cervello, debitamente conservato, fu poi consegnato agli USA che, a loro volta, proseguirono gli accertamenti, e i risultati non fecero altro che confermare i precedenti). E poi...restituito.

-MARCELLO PETACCI - Unica colpa :”essere fratello” -NICOLA BOMBACCI-Unica colpa "imperdonabile": aver aderito alla RSI dopo una lunga militanza comunista .  Negli anni venti gli squadristi si limitavano a cantare: “La figlia di Bombacci s'è fatta stiratrice, a noi che siam fascisti, ci stira le camicie.”  Alla fine, fu lui ad essere “stirato” dagli antichi “compagni”. Regola :“A sinistra, il comunismo non ammette altra sinistra”.  Lev Trotsky lo capì, troppo tardi, a colpi di ...piccone. -PIETRO CALISTRI- Unica colpa:essere capitano pilota RSI. -LUIGI GATTI-Unica colpa: essere segretario del Duce. -Dulcis in fundo, ACHILLE STARACE. Unica colpa: essere "stato"fascista, in  epoca remota, lontano dagli ultimi avvenimenti repubblichini, "colpevole" di  aver istituito, allora, il cerimoniale del "saluto al Duce", il mito dell'esercizio  fisico, il rito del "salto nel cerchio di fuoco" ed altre ridicolaggini che nulla  avevano di penalmente rilevante e che, allora, indispettirono perfino il Duce  che, già fin dagli anni trenta, lo aveva sollevato da ogni incarico di regime, e   costretto ad una vita grama e senza emolumenti. Paradossalmente, fu una "vittima" del fascismo. A Milano viveva in una pensioncina di infimo ordine, di  cui non riusciva nemmeno, puntualmente, a pagare il fitto. La mattina del 28  Aprile, in tuta da ginnastica, patito com'era dell'esercizio fisico, mentre si  recava, come tutte le mattine, a fare footing, fu riconosciuto da un qualche  zelante "guardiano della rivoluzione" e, condotto al Politecnico, che per  l'occasione era assurto a "Tempio dell'Ingiustizia", una "gentildonna" ed un  gruppo di "gentiluomini", senza ombra alcuna di precedenti esperienze  "giuridiche", diedero luogo ad una parodia di processo, negandogli, innanzi  tutto, il diritto di difesa e accarezzando, di continuo ... il codice? -Ma no,  vogliamo scherzare?  IL MITRA ! E la “condanna a morte” ne fu lo scontato  epilogo. A calci in culo, fu accompagnato fino a Piazzale Loreto dove, una volta  arrivati, i calci furono dati, non più nel culo, ma nell’inguine. Gli fu imposto, per  deriderlo, di fare il "saluto al Duce". Senza implorare pietà, come speravano gli  aguzzini, con  dignità, s'irrigidì nel saluto a quel corpo martoriato, gridando: "Saluto al Duce", ed il crepitio dei fucili coprì tutto. E fu l'unico "capro espiatorio" che, ancora vivo, subì, in quel “Golgota”, il rito sacrificale della fucilazione e  l'impietosa ostentazione di disumana empietà della "giustizia partigiana". Gli altri avevano gia "pagato,"prima, e...altrove. Tutta la tuta finì perforata dai colpi,anche in corrispondenza degli arti inferiori che, non essendo parti vitali, sappiamo che non vanno collimati col mirino dei fucilatori. Ma se procurano alla vittima un qualche dolorino in più, non guasta. Tanto...fascista è. La padrona di casa, come saputo della morte, pare abbia esclamato: “Ed ora chi  me le paga le mensilità non corrisposte?". Quel galantuomo di Churcill, a proposito  di quel Mussolini, disse :"da quelle tasche, di quel corpo, a testa in giù,non cadde nemmeno una monetina"(in effetti disse cent). Chissà cosa disse, a proposito di Starace, Mario Berlinguer, il marchese, "papà” di Enrico, nonché “Commissario Aggiunto all’Epurazione”, organo della commissione d'inchiesta sui “PROFITTI DEL REGIME", istituita col preciso compito di dover individuare gli arricchimenti dei  gerarchi durante il ventennio fascista, ma che finì, ingloriosamente, nel dover riconoscere l’infondatezza di qualsiasi addebito. Cioè, nel ventennio, nessuno si  arricchì illecitamente. Alla famiglia Petacci fu dignitosamente restituita la villa sita alla “Camilluccia”, ingiustamente requisita, riconoscendola, con doveroso atto di giustizia, antico retaggio dei beni di famiglia. Ma, da allora, che si sappia, di sequestri  di beni, appartenuti a politici, anche se molto “chiacchierati”, non si è mai più parlato. E non occorre che ve lo dica io. È storia di ogni giorno. PASSIONE E MORTE DI UN “POVERO CRISTO” IL SINEDRIO IL “TRIBUNALE DEL POPOLO” NON HA BISOGNO DI CODICI, BASTANO GHIGNI, FAZZOLETTI ROSSI E PISTOLE IN PUGNO.

LA  VIA CRUCIS

CONDOTTO,DAL POLITECNICO,FINO A PIAZZALE LORETO, LUNGO IL PERCORSO É COPERTO DI SPUTI,IMPROPERI E CALCI IN CULO

IL “GOLGOTA”

UNA VOLTA GIUNTI A PIAZZALE LORETO,I CALCI NON VENGONO  DATI PIÙ NEL CULO, MA, NELL’INGUINE,TANTO PER “FROLLARE” GLI... “ATTRIBUTI”, PRIMA DEL MARTIRIO E, FINALMENTE, CON IL COMSUMATUM EST” TERMINA

 

LA “PASSIONE” DI (un povero) CRISTO.

UN MITE, SOTTOPOSTO AD IGNOMINIOSA FUCILAZIONE ALLA SCHIENA  (quella,per intenderci, che si commina per“Alto Tradimento”). Di chi o di che cosa ? Dio solo lo sa)

I “PROFITTI DEL REGIME”

INVENTARIO E ANATOMIA DEI MISERI  RESTI DI UN CADAVERE : -POLACCHINE DI PEZZA DA DUE SOLDI; -TUTA DA GINNASTICA DA QUATTRO SOLDI; -BOCCA SERRATA,NEL “RIGOR MORTIS E,FORSE,DA MOLTE ORE, SENZA AVER ASSAGGIATO CIBO E,PROBABILMENTE, NEMMENO SORSEGGIATO ACQUA PER VINCERE L’ARSURA DI QUELLA TRISTE PENITENZA A CUI LO COSTRINGEVANO.

  “ATTI“ DI QUEL PROCESSO.

PER FORTUNA,NON ESISTONO,AMMESSO CHE QUELLA CORTE, FORMATA DA “GENTILUOMINI”E GENTILDONNE”, FOSSE STATA IN GRADO  DI SAPER LEGGERE, SCRIVERE E...PRESCRIVERE. PECCATO. CHISSÁ,OGGI, COME CI SAREBBE DA “SCOMPISCIARSI” DALLE RISATE, NEL LEGGERE LE MOTIVAZIONI DI UNA“SENTENZA” COMMINATA DA “FIOR DI INTELLETTUALI”...”IN NOME DEL POPOLO”.

 Ernesto SCURA

(1) NOTA GIURIDICA (di epoca prefascista,quindi “non sospetta”).

Gli atti di vilipendio,dal latino vilis pendere,“ritenere vile”, che si possono compiere sul cadavere o le sue ceneri, consisterebbero in fatti oltraggiosi, di disprezzo (anche contro lo scheletro umano). Emblematica è, sul punto, la sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 15 giugno 1898[20]: “L’’involucro che contiene le spoglie mortali degli estinti, e che può ritenersi pei morti ciò che forma l’indumento dei vivi, viene a costituire un tutto col cadavere stesso ed è nella coscienza umana improntato di solennità religiosa quanto il cadavere che ivi si contiene, ed è evidente che chi fa atti di vilipendio in ciò che ricopre il cadavere, lo fa con scopo di recare offesa al cadavere stesso”. Il delitto si aggrava[21] se, come visto, il colpevole deturpa il cadavere ossia se compie sullo stesso deformazioni o alterazioni “ripugnanti o sconvenienti”. 

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