(Pubblicato in estratto su IL GIORNALE del 31.05.2021)

Se cerchiamo le GRANDI POTENZE INDUSTRIALI del mondo,  non affatichiamoci ad individuarle tra gli Stati non belligeranti  dell'ultimo conflitto, come Svizzera, Spagna, Brasile, Portogallo,  Argentina, Messico,Turchia, India e, perchè no,...San Marino e... Città del Vaticano.

L'elenco, molto scarno, contiene, solo, ed  esclusivamente, alcune delle nazioni che parteciparono in modo attivo alla seconda guerra mondiale, vincitrici o perdenti che fossero. Nemmeno una delle "non belligeranti". E quante sono? Appena sette.  E, tra queste, l’talia, col suo non trascurabile potenziale di industrie.  La FIAT, tanto per citarne una, durante le due guerre mondiali, si mise  anche a fabbricare armi oltre a sfornare, a ritmo vertiginoso, veicoli,  autocarri e blindati per il nostro Esercito in guerra. Prima dei due  conflitti mondiali era una piccola modesta fabbrica di automobili. Con le ricche commesse dei conflitti accumulò preziose esperienze  e tecnologie che, oltre ad irrobustirla economicamente, ne fecero una  delle maggiori case produttrici di automobili del mondo. Ci sarà pure  un nesso tra guerra e primato industriale ? E la PIAGGIO ? Durante la guerra oltre ad aerei militari produceva piccoli  motori a scoppio per l'avviamento dei motori d’aereo. A fine guerra,  gliene restava un forte stock. Non sapendo che farsene cercò un modo  per utilizzarli. Risultato? Nacque la VESPA. Lo scooter più bello, più elegante, più economico, più agile e più copiato  nel mondo. E per il basso costo ed i bassi consumi, fu la prima vera  "macchina" degli italiani, quelli, per intenderci, a basso reddito, che  realizzarono il sogno di godere del fine settimana, con quel simpatico  veicolo a due ruote, con la moglie seduta sul sedile posteriore, il bambino  in mezzo e il cesto con la merenda tra i piedi del conducente, e via al mare  o ai monti. Ed ancora oggi che tutti, ormai, hanno la macchina, è il mezzo  più usato dai giovani in Italia e da milioni di persone nel mondo. Dunque,  persino un residuato di guerra o, quantomeno, l'esperienza acquisita per  un supporto di guerra, sortisce effetti benefici. Per non parlare delle altre  grandi industrie come l’Alfa Romeo, la Breda, l’Ansaldo, quella cantieristica  e persino dell’industria del vestiario delle calzature e dei prodotti alimentari.  Ma c’è un nome, AGUSTA, che richiama alla memoria, uno dei gioielli più  prestigiosi dell’industria italiana nel campo mondiale della produzione di  elicotteri, sia civili che militari,con ricche commesse per la fornitura di  elicotteri in tutto il mondo, oltre che in Europa, perfino negli Stati Uniti.  Ed è quanto dire. Prima dell’ultimo conflitto mondiale l’Agusta prestava l’assistenza alla  manutenzione e alla riparazione dei velivoli militari italiani, per passare, poi, gradualmente, anche alla produzione di aerei. E si arricchì delle più preziose esperienze costruttive. A guerra finita, il trattato di pace del1945,  proibiva, all’Italia sconfitta, la fabbricazione di velivoli, penalizzando così, in modo gravosamente punitivo, l’Agusta che dovette diversificare la  produzione dedicandosi alla costruzione di motociclette e carrozzerie  di autobus. Ma, nel 1950, provvidenzialmente, decadde il divieto di quell’iniquo trattato di pace e, finalmente, l’Agusta tornò a guardare  il... cielo ma, stavolta, dedicandosi al nuovo mezzo di trasporto aereo,  l’Elicottero, nella cui costruzione divenne un’azienda Leader nel mondo,  apprezzata ed invidiata. Possiamo ben dire, dunque, che la maggior parte della industrie italiane,  che durante il conflitto dovettero far fronte all’impegno di soddisfare le pressanti richieste militari del nostro  paese in guerra, trassero la capacità produttiva per realizzare, poi, quel momento magico che fu il famoso  MIRACOLO ECONOMICO, caratterizzato dalla crescita economica e dallo sviluppo tecnologico che conferirono all’Italia, nella coraggiosa ripresa  del dopoguerra, la meritoria opportunità di fregiarsi del titolo di Grande  Potenza Industriale nel mondo. Allora, “ben vengano le guerre?” Ma no, vi prego, non mi fraintendete: ”Ben vengano i vantaggi conseguenti a ricerca bellica”. E se, in tempo di  pace, scambiamo il termine “guerra”  col più accettabile “competizione" per il primato strategico mirante alla supremazia militare, con piacevole  sorpresa, dobbiamo riconoscere che lo sforzo per primeggiare militarmente  produce effetti talmente vantaggiosi, con risvolti talmente lusinghieri, da costituire il vero motore delle conquiste tecnologiche e scientifiche.

 Ernesto SCURA

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