di Giulio Iudicissa

Frequento il ginnasio, quando scopro Giovanni Papini, subendone  anche un certo fascino. Ne accenno a qualcuno e mi rendo conto che l'autore è pressoché sconosciuto alla scuola e alla chiesa. Non si presta, infatti, né alla cattedra né al pulpito, è controcorrente. Scrive che per comprendere Cristo non bastano i vecchi libri ammuffiti e, più tardi, dopo aver perso l'uso delle gambe e delle braccia, della parola e della vista, si sente ancora ricco, perché gli sono rimaste la fede e la fantasia.

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