Fonte: Il Quotidiano del Sud

Trentasettenne del luogo, D. M., è stato condannato per rapina aggravata - e, inizialmente, anche per lesioni volontarie, da cui poi è stato assolto - ai danni di due donne del luogo.

I fatti risalgono al gennaio del 2014. L’imputato, secondo l’accusa originaria, avrebbe rapinato una borsa alle due donne, in una zona isolata di Corigliano, vicino a un bosco, provocando lesioni ad una delle due vittime attraverso l’impiego di un non meglio identificato “oggetto metallico”. Il trentasettenne è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Castrovillari, il 24 febbraio del 2015, per l’accusa di rapina aggravata e lesioni ai danni delle due parti offese e, l’anno successivo, il 9 febbraio del 2016, la condanna veniva confermata in sede di Corte d’Appello, presso il Tribunale di Catanzaro. Avverso alla sentenza di condanna, il legale di D.M. proponeva ricorso in Cassazione deducendo due ragioni: inosservanza di norme procedurali prescritte a pena di inutilizzabilità in relazione ai verbali di incidente probatorio del 16 gennaio 2014, acquisiti in violazione della legge; violazione dell'obbligo di motivazione e dei criteri legali di valutazione della prova, per avere la Corte territoriale ancorato il mancato accoglimento del gravame proposto ad affermazioni assolutamente apodittiche, incongrue, disancorate dalle emergenze processuali anche sotto il profilo del travisamento delle risultanze istruttorie. La suprema corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di lesioni personali volontarie in danno di una delle due donne, eliminando l'aumento di pena di mesi uno di reclusione ed euro 150,00 di multa determinato per lo stesso reato a titolo di continuazione con il reato principale. Per il resto, dichiara nel resto inammissibile il ricorso. Di conseguenza, la condanna del trentasettenne per rapina aggravata è divenuta definitiva.

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