Fonte: Comunicato stampa

 Il 9 agosto, un martedì di questa estate soffocante e rovente che dentro di sé contiene tantissime storie. Come questa.

Proprio oggi il personale dell’arma dei Carabinieri ha eseguito una misura cautelare, nei confronti del sessantaduenne L.A. nato a Campana, circa il divieto di avvicinamento all’abitazione, con prescrizione aggiuntiva del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla stessa e del divieto di comunicare in qualsiasi modo e di tenersi a distanza non inferiore a 500 mt. da B.M.N. di anni 39, sua ex compagna. L.A., quindi, non può avvicinarsi non solo alla casa della “persona offesa”, ma né parlare con lei ed avvicinarsi a 500 mt ai luoghi da lei frequentati. Questo provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Castrovillari su richiesta di quella Procura della Repubblica, si è reso necessario, come riporta il provvedimento giudiziario, poiché l’uomo è gravemente indiziato del delitto di maltrattamenti nei confronti della sig. B.M.N. Durante il periodo in cui i due erano insieme in una relazione la donna viveva in uno stato di profonda sofferenza e sottomissione, psicologica e fisica, e soprattutto continuata. Mai L.A. mostrò segni di pentimento, l’ultima aggressione, addirittura, durante la quale la donna veniva colpita con un pugno alla testa e con un calcio al ventre risaliva a circa dieci giorni or sono. Più volte la donna provò a lasciare l’abitazione per raggiungere amici e parenti in cerca di rifugio. È stato lo studio dell’avvocato Ettore Zagarese, che ha fatto sì che la donna, vessata e umiliata per troppo tempo trovasse la forza e il coraggio di denunciare il suo aguzzino. Fondamentale l’opera dell’avvocato Maria Teresa Fontana, dello studio Zagarese, che ha seguito con perizia e la giusta dose di comprensione la donna e il difficile caso. Quello della violenza domestica è un fenomeno che spesso gli avvocati si trovano a dover trattare. Casi che necessitano di massima attenzione e nello specifico in questione hanno trovato ascolto negli attenti investigatori dell’Arma che con un lavoro certosino hanno raccolto molteplici prove ritenute dal GIP di Castrovillari idonee all’applicazione della misura coercitiva. Le indagini hanno permesso di appurare che, negli anni di vita comune, l’uomo aveva instaurato in casa un sistema di vita avvilente, fatto di coercizione e caratterizzato da violenti maltrattamenti. Una violenza quotidiana con pugni, schiaffi e calci su tutto il corpo, tanto da ridurla una sorta di fantasma fatta di cicatrici sul suo corpo e nel suo essere donna e persona, incapace di mettere in atto strategie autoprotettive come accertato oltre che da varie testimonianze, anche da consulente psicoterapeuta a tale scopo nominato. Ancora volta assistiamo ad una storia che chi ci lascia stupiti per le due facce opposte: l’orrore della violenza e la speranza di poter avere ancora una vita.

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