Lo scorso 5 ottobre 2018 i militari della locale Compagnia Carabinieri eseguivano quattro provvedimenti di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Chiaradia Giovanni, Chiaradia Piero Francesco, Bonafede Salvatore e Bonafede Marco, ritenuti responsabili, a vario titolo, del tentato omicidio di un noto pluripregiudicato del posto e di una intensa attività di spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina e marijuana.

Nei loro confronti è stata successivamente chiesta dalla locale Procura della Repubblica l’emissione di un’ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere, che veniva applicata dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Castrovillari. Il provvedimento di carcerazione preventiva in attesa di giudizio, era stato fondato sull’attività di indagine compiuta attraverso l’installazione di due telecamere che ritraevano le abitazioni dei quattro arrestati ed attraverso le intercettazioni ambientali delle autovetture e dei telefoni in uso agli stessi, alle quali seguivano i riscontri compiuti nell’ambito di numerosi servizi di osservazione e pedinamento. In particolare le indagini dei Carabinieri sono iniziate dopo l'arresto di Giovanni Chiaradia, sorpreso con una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa e colpo in canna. Partendo da tale arresto è stato approfondito il contesto nel quale operavano gli indagati e l’attività investigativa, durata cinque mesi, ha permesso di ipotizzare come nella marina di Corigliano vi fosse il predominio dei quattro arrestati nello spaccio di sostanze stupefacenti, che si concretizzava con modalità assodate e studiate per eludere i controlli delle forze dell’ordine. Infatti le cessioni della sostanza stupefacente venivano riprese dalle telecamere, mentre avvenivano in un contesto isolato e difficile da raggiungere, quale era quello dove vivevano gli indagati, le cui abitazioni erano ubicate in una zona rurale di Contrada Fabrizio. L’unica strada di accesso al complesso residenziale era presidiata da sentinelle, che facilmente avvertivano del sopraggiungere di auto o elementi sospetti. Gli arrestati inoltre utilizzavano anche una tecnica comprovata per la detenzione dello stupefacente, infatti lo stesso veniva posizionato in luoghi facilmente raggiungibili dagli indagati, sostanzialmente sotto il loro controllo, ma non all’interno delle loro abitazioni, quale per esempio un confinante cortile recintato che aveva all’interno un cane da guardia, in modo da far risultare negativo qualsiasi controllo eventualmente effettuato dalle forze dell’ordine. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina e marijuana. Tutti e quattro gli arrestati hanno affidato all’Avv. Pasquale Di Iacovo l’incarico di presentare ricorso contro la su esposta ordinanza di carcerazione preventiva. L’Avv. Di Iacovo nel corso dell’udienza tenutasi lo scorso 31 ottobre dinanzi al Tribunale del Riesame di Catanzaro ha illustrato una serie di elementi dai quali emergeva l’estraneità dei propri assistiti rispetto al tentato omicidio nei confronti del pluripregiudicato del posto ed altresì l’insufficienza di prove del coinvolgimento di tutti e quattro gli arrestati nell’ipotizzata attività di vendita di sostanze stupefacenti. Il Tribunale del Riesame, in parziale accoglimento della tesi difensiva avanzata del penalista coriglianese, ha annullato la misura cautelare in relazione all’accusa di tentato omicidio, confermandola per l’ulteriore accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. Nelle prossime settimane saranno rese note le motivazioni poste alla base della conferma dell’ipotesi di spaccio di stupefacenti, avverso la quale gli indagati sicuramente presenteranno ricorso alla Corte Suprema di Cassazione.

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