Il Ministro della Giustizia, con proprio decreto del 25.10.2017, aveva ulteriormente prorogato il regime penitenziario differenziato nei confronti del coriglianese Vincenzo Guidi, 52 anni,

adducendo, a sostegno del provvedimento, lo status di soggetto altamente pericoloso e il “sospetto” che, ancora, permanesse la fondata possibilità-pericolo di impartire ordini dal carcere, stante il ruolo apicale che, a detta degli inquirenti, il prevenuto rivestiva. Avverso tale provvedimento, gli avv.ti Giuseppe Bruno del Foro di Paola e l’avv. Francesco Paolo Oranges del Foro di Castrovillari interposero reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, contestando un rituale che si protraeva, ormai, da 18 anni. Fu, infatti, nell’ottobre del 2000 e nel corso del Processo c.d. “Omicidio Viteritti”, che si stava celebrando davanti alla Corte di Assise di Cosenza, che Vincenzo Guidi fu raggiunto dal provvedimento ministeriale che lo sottoponeva al regime differenziato del 41-bis. Da allora e fino ad oggi, quindi, è rimasto sottoposto al “carcere duro” per una serie di procedimenti penali che lo videro coinvolto ma che, in parte, lo videro anche assolto. Infatti, arrestato il 23 luglio 1998, nel corso di un’operazione di polizia, per associazione mafiosa e per l’omicidio di Giovanni U’ Pazzi, fu, nel febbraio 2001, condannato all’ergastolo. Il Fine Pena Mai, però, successivamente, fu ridotto a 30 anni dalla Corte di Appello di Catanzaro quale Giudice di Esecuzione. Poi, ancora, nel 1999, quando fu raggiunto da altra ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio c.d. “Cocarana”, dal quale, però, su annullamento della sentenza da parte della Suprema Corte di Cassazione, fu assolto nel luglio 2003. Indagato ed arrestato anche nel Processo “Satellite”  fu prosciolto nel corso dell’udienza preliminare. Attinto da titolo custodiale per l’omicidio  “Sanfilippo”, fu assolto dalla Corte di Assise di Cosenza. E’ stato anche imputato  nel processo Big Fire-Set up del maggio 2002. Il ruolo di vertice attribuitogli, insieme ad una miriade di contestazioni supponenti un suo continuo contatto con l’esterno e la “possibilità” di poter impartire ordini dal carcere, gli sono costati l’applicazione del carcere duro che, quanto a durata, è da considerarsi notevole. Venerdì 14 luglio il Tribunale di Sorveglianza di Roma, decidendo sul reclamo proposto dagli avv.ti Bruno e Oranges e con parere contrario del Procuratore Generale, ha condiviso le motivazioni di impugnazione – tese a dimostrare la infondatezza della ulteriore proroga e la illegittimità della stessa - e ha revocato il ministeriale provvedimento, ripristinando, nei confronti di Vincenzo Guidi, il regime carcerario ordinario.

  

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